Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



lunedì 28 aprile 2014

IL GRANO SARACENO: proprietà

I semi di grano saraceno si ricavano da una pianta di origine asiatica. Mille le loro proprietà e notevoli i loro impieghi alimentari, tanto che molti annoverano i semi di grano saraceno tra i cereali. Ma non tutti sanno che, invece, si tratta di una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Poligonacee. 
I semi hanno forma triangolare e sono di colore marrone scuro. Proprio per questo, il grano saraceno viene chiamato anche grano nero e con esso si fa una farina di uso alimentare che ha l'importante caratteristica di non contenere glutine.

Nella sua composizione proteica, il grano saraceno non ha le gliadine del glutine. Ciò vuol dire che può essere impiegato in tutti gli alimenti adatti alle persone affette da celiachia. Il grano saraceno è ottimo per l'intestino e per il cuore, perché contiene pochi acidi grassi oltre a svolgere un'azione disintossicante. Il seme di grano saraceno è composto soprattutto da amido, rispettivamente 25% amilosio e 75% amilopectina, grazie alla quale è facilmente digeribile.Si può dire che il grano saraceno sia un cereale altamente alcalino.
Ricco di proteine e vitamine (B1, B2, niacina (PP) e B5), il grano saraceno vanta anche una elevata quantità di sali minerali come ferro, fosforo, rame, zinco, selenio e potassio, mentre una preziosa componente, sia del seme che della parte vegetale, è rappresentata dagli antiossidanti.
Tra gli antiossidanti, fondamentali sono i tannini e la rutina (concentrati nella foglia). La rutina è in grado di rafforzare la parete dei capillari e prevenire la comparsa di emorragie, migliorando il microcircolo anche grazie alle sue proprietà antinfiammatorie ed antiossidanti. Nella medicina naturale, i semi di grano saraceno si utilizzano per decotti o impacchi per favorire la circolazione sanguigna. In caso di ematomi o contusioni fate un impacco di semi e acqua, in grado di conservare calore e umidità.
Il grano saraceno fornisce energia e "vigore" e quindi possono utilizzarlo sportivi e anziani, donne in gravidanza e in allattamento.
Il decotto di semi di grano saraceno è indicato in caso di mancanza di concentrazione e per attenuare i sintomi della stanchezza e della gastrite e per normalizzare la produzione di succhi gastrici. Impacchi caldi con il grano saraceno riducono inoltre gli spasmi intestinali, calmano le contrazioni nervose dell'intestino e i dolori provocati dalle mestruazioni.
La farina di grano saraceno utilizzata sotto la doccia come fosse un bagnoschiuma lascia la pelle molto morbida e con un buonissimo odore. La farina di grano si può usare anche insieme con oli vegetali e essenziali.

E' indicato per le costituzioni Kapha.

MARICA: le proprietà del pepe nero

Da una particolare lavorazione dei frutti del Piper nigrum, una pianta della famiglia delle Piperaceae originaria dell'India meridionale, si ottiene la spezia che conosciamo come pepe nero.
Dagli stessi frutti, attraverso procedimenti di lavorazione diversi, si ottengono anche altre specie di pepe: il pepe bianco e il pepe verde.
Quello che chiamiamo invece pepe rosa è il frutto di un'altra pianta ( Schinus molle) ed è una spezia dal sapore molto più delicato usata prevalentemente per le sue qualità decorative.
Il pepe nero viene prodotto dai frutti acerbi del Piper nigrum che vengono sbollentati e lasciati essiccare al sole per circa 10 giorni: in questo modo i grani si disidratano, anneriscono e assumono il tipico aspetto rugoso.
Oggigiorno il pepe nero cresce in tutti paesi tropicali ricchi di acqua, in quanto questa pianta ha bisogno di ombra e molta umidità.
Nell'India meridionale la si vede spesso arrampicarsi sulle palme da cocco e si può ritenere, dal punto di vista storico, una delle piante più importanti, in quanto fu anche una delle prime ad essere commercializzata verso Occidente.

Proprietà e benefici

Il pepe nero figura tra i rimedi della medicina ayurvedica ed è una delle tre spezie che compongono il Trikatu (le altre sono zafferano e pepe lungo) utilizzato per favorire la digestione e stimolare il metabolismo.
Il pepe nero, costituito dai frutti interi acerbi, contiene un olio essenziale ricco di proprietà: la piperina, l'alcaloide contenuto nel pepe, rende la spezia stimolante, tonica e stomachica e, stimolando la secrezione di succhi gastrici ed enzimi sia nel tratto digerente che nel fegato, facilitando il processo digestivo e agevolando l'assorbimento dei nutrienti traendo il massimo beneficio dal cibo ingerito.
Un effetto del pepe nero è anche quello di stimolare la termogenesi, per questo è considerato un ottimo coadiuvante nelle diete dimagranti e per combattere l'obesità.Infatti il pepe nero è usato per ridurre gli squilibri di Kapha dosha. Preso per sei mesi alla dose di un cucchiaino da tè al giorno, esercita proprio questo effetto dimagrante.
E' inoltre utile nelle malattie cardiache, in particolare quelle legate a trombosi e alle coronarie.
Il pepe nero ha inoltre proprietà antisettiche, espettoranti e persino afrodisiache, crea un ambiente sfavorevole alla produzione di parassiti intestinali. Questa spezia sarebbe preziosa anche per combattere la depressione, sembra infatti che la piperina stimoli la produzione di endorfine nel cervello e agisca come un antidepressivo naturale.
L'utilizzo del pepe nero è molto diffuso anche per uso esterno: la piperina che contiene sembra efficace nel combattere la vitiligine, nei centri benessere è usato nei trattamenti eudermici e per massaggi muscolari e rilassanti, mentre un bagno con essenza di pepe nero stimola la sudorazione e contribuisce alla depurazione dell'organismo.
Anche in caso di contusioni il pepe nero può risultare un buon rimedio naturale per togliere il gonfiore e diminuire il dolore con degli impacchi freddi.
Sconsigliato in caso di gastrite, ulcera o emorroidi perché irrita le mucose quando Pitta è aggravato..

sabato 19 aprile 2014

MINESTRONE PRIMAVERILE ALLE FAVE E GRANO SARACENO



Ingredienti per 4 persone

100 g fave fresche sbucciate
100 g grano saraceno in chicchi
1 cipolla bianca
2 spicchi d’aglio fresco
1 patata
1 costa di sedano
1 carota
2 cucchiaini di zenzero grattugiato
1 cucchiaino assafetida purificata
1 cucchiaino di appeto
1 cucchiaino di pepe garofonato in polvere
1 cucchiaino di timo
1 cucchiaino di origano
1/2 cucchiaino di curcuma
sale salgemma q.b.
olio extra vergine d’oliva q.b

Preparazione

Sbollentare per 2 minuti in acqua bollente le fave fresche sbucciate, scolarle e spellarle.
A parte far appassire la cipolla e l’aglio tagliate finemente in acqua, aggiungere la patata e la carota tagliate a cubetti piccoli, il sedano, compreso le foglie, tagliato a piccoli pezzi, le fave fresche spellate, il grano saraceno insieme allo zenzero, l' assafetida, il pepe garofanato, il  timo, l'origano, la curcuma e una quantità d’acqua sufficiente per cuocere tutto. A fine cottura regolare il sale e aggiungere l’olio extra vergine d’oliva.


Adatto particolarmente a mitigare Kapha dosha.



venerdì 18 aprile 2014

IL KAJAL NELLA TRADIZIONE AYURVEDICA

Il risultato finale è una pasta appiccicosa della consistenza di un rossetto per le labbra che va conservata in una piccola scatola d’argento in quanto non consente la proliferazioni di batteri.
Il Kajal può essere fatto anche bruciando uno stoppino di cotone nell’olio di senape. Questo metodo è comunemente usato in India e il deposito che si raccoglie dalla combustione dell’olio di senape ha molte proprietà medicinali. Per applicarlo  basta toccare leggermente con la punta del dito anulare il composto e stenderlo con cura su tutta la lunghezza delle palpebre. Il Kajal fa  splendere gli ochhi rendendoli più prominenti e belli, ma quel che più importa sono le proprietà medicinali che permettono di mantenere gli occhi puliti e sani. Se si ha una leggera sensazione di bruciore e un po’ di lacrimazione, è dovuta alla reazione chimica che ha l’effetto di rafforzare gli occhi. La canfora è rinfrescante, eccita la ghiandola lacrimale e aiuta l’occhio a rimanere sano. Infatti il Kajal nasce in India non tanto come trucco o rimedio di bellezza, ma come rimedio per la cura degli occhi, in quanto li protegge da agenti esterni irritanti ed è molto utile anche per chi soffre di scarsa lacrimazione.
In India, gli uomini mettono il kajal la sera prima di coricarsi, le donne al mattino dopo aver lavato il volto ed è uso e tradizione mettere il kajal sia a uomini che a donne e a bambini di tutte le età inclusi i neonati. Nel caso dei bambini non viene messa la canfora. Ai neonati si applica il kajal dal sesto giorno dopo la nascita fino a sei anni.
Un altro rimedio alternativo al Kajal è il surma. Si tratta di un collirio in polvere ricavato dalla triturazione della pietra di antimonio ed erbe. Molto spesso vengono usate anche le polveri di perla, smeraldo e zaffiro blu. Il surma ha le stesse qualità del kajal. I musulmani lo mettono per motivi religiosi, anche il profeta Maometto lo usava. Viene applicato sulle palpebre con uno speciale bastoncino di vetro o di argento.

venerdì 11 aprile 2014

UDGARSHANA: magia delle polveri

Udgarshana è uno dei trattamenti ayurvedici indicati  per riequilibrare il dosha Kapha. Nel quinto capitolo del Charaka Samhita si descrive l'udvartana come un trattamento efficace per combattere il cattivo odore corporeo, la sensazione di pesantezza, il senso di stanchezza ed apatia, il prurito, la sudorazione irregolare, il ristagno di tossine e la ritenzione idrica. 
Nell' Ashtanga Hridaya è scritto che l’Udgarshana calma e pacifica Kapha, controlla il peso e il tessuto adiposo, stabilizza l’attività degli organi, aumenta le difese immunitarie e la resistenza della pelle.
Udgarshana è una tecnica particolare di massaggio nella quale la pelle di tutto il corpo viene strofinata con miscele di erbe in polvere. Lo sfregamento produce il calore e l’energia che pacifica Kapha, le cui qualità sono freddo, umido, statico, untuoso e lento. Il calore aumenta la circolazione del sangue e mobilita i grassi. E’ un trattamento depurativo che grazie all’impiego di polveri di vegetali come triphala, zenzero e curcuma elimina le tossine in eccesso.
Questo trattamento, che riattiva il metabolismo (lento in kapha), ha inoltre un effetto peeling su tutto il corpo, deterge in profondità la pelle e ne aiuta a ripristinare l’equilibrio del pH. Il massaggio udgarshana, diversamente da quello con gli oli, è molto energico e le polveri che vengono usate vengono precedentemente ben riscaldate.

Durata del trattamento circa 60 minuti

lunedì 7 aprile 2014

I DHATU: i tessuti fondamentali del corpo

I dosha , i dhatu (tessuti) e mala (escreti) sono i tre aspetti della materia di cui è composto il corpo umano. Avendo già spiegato in precedenza il concetto e la funzione dei dei dosha , mi rivolgo allora ad un altro dei concetti fondamentali in Ayurveda: i dhatu.

La parola dhatu deriva dalla radice "dha " che significa base o fondamento, la definizione di dhatu è "ciò che sostiene e nutre il corpo". I dhatu sono il fondamento dei tessuti corporei e come i tre dosha (umori biologici), sono costituiti da tutti e cinque gli elementi. I dhatu o tessuti sono il luogo dove si manifesta lo squilibrio dei dosha che altera la giusta proporzione in cui i tessuti devono essere presenti all'interno del corpo.Infatti i dhatu sono coinvolti nel mantenimento della buona salute così come nella formazione della malattia ed è importante capire come si formano e come funzionano.
Il cibo che mangiamo è la materia da cui si formano i dhatu. Dopo la digestione per opera del fuoco digestivo il cibo si divide in due parti, una va a formare i mala, gli escreti, mentre l'altra parte costituita dalle sostanze nutrienti (ahara rasa) va a formare i sette tessuti corporei. Secondo l'Ayurveda i tessuti corporei o dhatu , si formano secondo una progressione ordinata e specifica e dipendono uno dall'altro nel senso che il tessuto che si forma prima è la base e contiene il nutrimento per quello successivo.I sette dhatu si formano nel seguente modo:
Dhatu Tessuto Funzione principale
1. Rasa chilo, linfa, plasma alimentare gli altri tessuti
2. Rakta sangue mantenere la vita
3. Mamsa tessuto muscolare ricoprire le ossa e gli organi del corpo
4. Meda tessuto adiposo conferire untuosità e morbidezza al corpo
5. Asthi tessuto osseo, cartilagine compresa sostegno del corpo
6. Majja midollo osseo, tessuto nervoso riempimento delle cavità ossee
7. Sukra spermatozoi e ovociti riproduzione
Nel corpo esiste un altro gruppo di tessuti chiamati upadhatu o tessuti secondari. Anche gli upadhatu sono elementi strutturali che sostengono il corpo, ma a differenza dei dhatu non lo nutrono e non sono soggetti ad alcuna trasformazione, essi sono semplicemente dei sottoprodotti della formazione dei tessuti principali per azione dei vari processi digestivi di cui i principali sono:
Dhatu (tessuto) Upadhatu (tessuto secondario)
Rasa (linfa) latte materno, sangue mestruale
Rakta (sangue) tendini, vasi sanguigni
Mamsa (muscolo) grasso muscolare, strati della pelle
Meda (adipe) legamenti, membrane
Come esiste un tipo speciale di fuoco digestivo per digerire il cibo (jatharagni ), così ogni dhatu ha un fuoco digestivo o processo enzimatico che si occupa di formare quel particolare dhatu . Poiché esistono sette tipi di dhatu nel corpo, per la loro formazione ci sono sette diversi tipi di agni.
Il cibo che è la fonte di nutrimento per tutti i dhatu , va a formare per primo il rasa dhatu , la linfa. Da essa si forma il rakta dhatu, il sangue, poi il mamsa dhatu , il tessuto muscolare, e così via secondo l'ordine prestabilito. Ogni dhatu riceve nutrimento dal dhatu che lo precede e dà nutrimento a quello che segue. La qualità e la quantità di ogni singolo dhatu influenza la qualità e la quantità di quello che segue, per conservare la buona salute è quindi importante che ogni dhatu si sviluppi in maniera appropriata ed equilibrata.
Come il cibo che viene digerito si divide in due parti, i nutrienti (ahara rasa) e le sostanze di rifiuto (mala), così quando si forma ogni dhatu si formano due sostanze: una è costituita dalle sostanze nutrienti che vanno a formare il prossimo dhatu e la seconda sono le sostanze di rifiuto che vengono espulse dal corpo attraverso i vari canali escretori (srota). Ogni dhatu si forma solo quando il precedente è stato nutrito e ogni dhatu agisce da nutriente per il prossimo.

sabato 5 aprile 2014

PURIFICAZIONE DI PRIMAVERA

Quella che vi presento è una purificazione molto semplice da svolgere in primavera per facilitare
l'espulsione delle tossine dagli organi digestivi.
 E' sempre consigliabile seguire anche una dieta corretta a base di verdure e cibi dal gusto amaro e piccante che favoriscono questi processi.


AL MATTINO...

Fare bollire in un bricco dell'acqua per la dose di un bicchiere per circa 5/10 minuti.
Lasciare intiepidire un pochino poi aggiungere un cucchiaino di miele e una spruzzata di limone.

Bere tiepido a digiuno.

DURANTE LA GIORNATA...

Se non soffrite di pressione alta e ritenzione idrica consiglio di fare bollire circa 1 1/2 litro di acqua per una decina di minuti.
Farla raffreddare e versare in una bottiglia. Aggiungere un cucchiaio di salgemma e bere durante la giornata.

martedì 1 aprile 2014

GIUDIZIO

Purnima, la prostituta, quella notte sognò che un bramino era venuto ad onorarla. Al suo risveglio, chiamò la serva, le descrisse l'uomo e la mandò a reclamare il dovuto, poichè non aveva ricevuto alcuna ricompensa per i suoi servizi.
La serva fece un'indagine in tutta la città, ripetendo a chi voleva starla ad ascoltare che quel furfante di bramino aveva cavalcato la prostituta senza pagarne i servizi. La faccenda fece molto rumore. Ciascuno la ravvivò con particolari piccanti per sottolineare la doppiezza dell'uomo.
Solo alla fine della giornata lo sventurato bramino venne formalmente riconosciuto. Per sua disgrazia, passava per la via principale, recandosi spensierato al tempio per compiere i rituali della sera. La serva lo vide e si precipitò su di lui esigendo ad alta voce il pagamento dell'onorario dovuto alla sua padrona. La folla incuriosita lo circondò. L'uomo rimase dolorosamente sorpreso. Spiegò che la notte precedente aveva dormito al fianco della sua consorte, come ogni notte da quando si era sposato, che c'era dunque un errore di persona.
Ma, dato che ciascuno ormai lo descriveva e ne illustrava il misfatto a ogni orecchio consenziente, era già giudicato, e in maniera inappellabile. Era per forza colpevole, condannato a pagare il debito e le spese. La folla crebbe, insistette, si fece minacciosa. Lo sventurato innocente era povero. Spiegò, perorò la propria causa, balbettò, finì in fretta col lasciarsi prendere dal panico. Si mise a pregare Krishna:

"Signore, Tu che hai salvato Draupadi dalla vergogna quando i  Kaurava volevano strapparle il sari, Tu che sollevasti la collina di Govardharna per salvare i contadini dall'inondazione, Tu che hai vinto il dio Indra stesso, vieni in mio aiuto, dimostra la mia innocenza, salvami dalla loro collera, quand'anche volessi pagare per salvarmi da questo pericolo, sai che sono senza un soldo!"

In quel momento, passò a cavallo il re con il suo seguito e si fermò per chiedere che cosa provocasse una simile agitazione sulla pubblica via.
Ciascuno raccontò la sua storia e la faccenda divenne sempre meno comprensibile. Il re decise dunque di risolvere il caso ascoltando personalmente, in un luogo tranquillo, la prostituta e il bramino, che vennero convocati a palazzo senza indugio.
Nella grande sala del trono, entrambi, scortati da guardie, attendevano di potersi spiegare. Il re si accomodò e poi chiese al bramino, interrogato per primo grazie al rispetto dovuto alla sua casta, ciò che avesse da dichiarare.

- Sire, questa donna mi accusa di avere fatto ricorso stanotte ai suoi servizi senza pagarla.  E' falso, poichè dormivo al fianco della mia sposa.

- Potrebbe testimoniarlo?

- Sì Sire. Aggiungo che la mia sposa è giovane e bella, che apparteniamo alla stessa casta, che onorarla non mi espone ad alcuna impurità, men tre questa prostituta è di bassa casta e non è più molto giovane nè molto bella. Tali motivi mi sembrano sufficienti per provare che dico il vero.


Il re voleva sì credere al bramino, ma aveva visto e udito tante situazioni umane strane da quando era salito al trono ed amministrava la giustizia, che le argomentazioni addotte e la testimonianza di una sposa non gli parevano necessariamente del tutto convincenti. Concesse la parola alla prostituta:

-E tu, donna, che cos'hai da dichiarare?

- Maestà, non sono più molto giovane e la mia casta è di certo bassa. Ciò significa che si possa usare di me senza allargare i cordoni della borsa? Quest'uomo mi ha fatto visita in sogno la notte scorsa. Non oserò mai dirvi che cosa abbia preteso da me, Sire, e la cosa andò avanti da mezzanotte all'alba! Insisto per ricevere la giusta mercede per i miei servizi.

Il re rimase un attimo tranquillo e silenzioso. Infine dichiarò:

- Donna, riceverai il giusto pagamento del debito.

Il bramino credette di soffocare udendo pronunciare un simile giudizio, ma non osò protestare. Rimase immobile, persuaso all'improvviso di pagare a caro prezzo una colpa, da lui dimenticata ma terribile, commessa in una vita precedente.
A un semplice cenno del re, uno schiavo portò un grande specchio. Il sovrano, dopo aver fatto posare lo specchio al centro della sala del trono, invitò il bramino ad appendere la sua borsa, con il suo contenuto, a una corda legata all'anello che tratteneva il ventaglio di foglie di palma al soffitto della sala quando faceva caldo. Allora il sovrano intimò alla prostituta:

- Afferra la borsa nello specchio.

- Ma non posso afferrare la borsa nello specchio, voglio del denaro contante, palpabile!!

- Prendi o vattene! - disse il re.

Il giusto prezzo di un sogno è una borsa in uno specchio!