Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



venerdì 20 giugno 2014

I CHAKRA NELLA TRADIZIONE AYUR - VEDICA

La filosofia dei chakra ha origine dagli antichi testi vedici, in particolare per quanto riguarda i testi di insegnamento yogico e tantrico.
Chakra è una parola sanscrita a cui vengono attribuite diverse traduzioni anche se rimandano bene o male ad uno stesso significato: ruota, cerchio, centro, vortice, movimento energetico che si allarga a spirale da un Bindhu, ovvero un punto da cui tutto nasce e a cui tutto torna.
Tutte queste sono espressioni che indicano l’energia che manifesta se stessa attraverso un movimento incessante.
Essi sono visibili da occhi psichicamente risvegliati o da chi ha imparato a percepire le energie in altri modi. Sono vortici di energia all’interno della nostra aurea, ovvero quel campo di energia elettromagnetica che circonda ogni cosa e il cui scopo è quello di regolare la scambio di energia tra noi, i nostri corpi sottili ed il cosmo.
In India i chakra sono conosciuti anche con il nome di Padma, termine che significa loto, proprio perché là dove la loro tradizione nasce, sono rappresentati come questi fiori con i petali chiusi, semichiusi o aperti, con differenti numeri di petali che aumentano in ascesa, i quali possono rivolgersi verso il basso, alla Terra, o verso l’alto, al Cielo, secondo il livello di coscienza raggiunto dalla persona che li riscopre e agisce.
Il fiore di loto è uno dei simboli dello yoga, poiché rappresenta l’ascesa spirituale, il distacco dalle cose terrene: ha radici che affondano nella terra, la parte più grezza e materiale dell’essere, il suo stelo sale attraverso l’acqua, il simbolo della purificazione, per aprire la sua corolla al cielo, ad indicare la possibilità di guardare verso luoghi spiritualmente elevati e giungere alla comprensione dell’universo.
Il fiore di loto rappresenta anche il ciclo incessante della vita, poiché sboccia all’alba e si richiude al tramonto.
Lo yoga inteso nel senso più profondo richiede il risveglio della kundalini, la più grande forza evolutiva nascosta dentro di noi, dotata della capacità di sviluppare il pieno potenziale spirituale e il funzionamento psicofisico. Queste potenzialità latenti esistono nel corpo sottile sottoforma di chakra.
Ma in termini ayurvedici, ci interessa sapere che la quantità di energia che scorre in essi influenza la salute degli organi fisici vicini a questi centri e riflette la co-operazione di corpo, mente e spirito grazie al prana, governando il corpo fisico ad un livello più profondo del sistema nervoso.
Nello yoga come nell’ayurveda, i chakra principali sono sette e sono dislocati lungo la colonna vertebrale, indicando le tappe della consapevolezza in un cammino che per gli esseri umani inizia dalla terra per salire verso il cielo, ovvero lo stato di salute dell’uomo che come sappiamo è dato dall’equilibrio del corpo, della mente e dello spirito.
I primi 3 chakra sono dislocati dalla base della spina dorsale all'ombelico e vengono chiamati KHANDA, bulbo, e costituiscono la zona del fuoco. E' da essi che nasce l'energia calda della Kundalini. Similmente i 3 chakra superiori, gola, 3° occhio e corona, sono strettamente legati fra loro e dalla regione della testa governano i centri cerebrali superiori. Questa zona è definita regione della luna o soma, ovvero la regione delle qualità riflessive e contemplative. In mezzo c'è il cuore che media fra i due gruppi di chakra.
Il gruppo di 3 chakra inferiori riflette maggiormente, per mezzo dei dosha, le funzioni fisiche e vitali e la maggior parte delle questioni che riguardano la salute.
Vata dosha ha relazione con il chakra della radice che serve a dargli stabilità, Kapha dosha è collegato al chakra dell'acqua e Pitta è in relazione al fuoco o plesso solare.
Il cuore riflette le questioni emotive, mentre quelli della testa quelle spirituali.
Le malattie fisiche dipendono da squilibri nel funzionamento esterno dei chakra nei vari plessi nervosi e organi endocrini a cui i chakra corrispondono e ai 3 dosha vata, pitta, kapha.


Le malattie psicologiche implicano invece squilibri nel funzionamento interno dei chakra, soprattutto in relazione al prana, a ojas e tejas che sono energie presenti nel corpo sottile, nella mente e nel suo campo di impressioni. (Prana=respiro – Ojas= energia vitale prodotta dal corpo, Tejas= fuoco spirituale).
Lo sviluppo spirituale yogico aspira all'apertura dei chakra. Ciò richiede la trascendenza della loro funzione ordinaria nella natura individuale per andare a livello cosmico.
La maggior parte dei moderni metodi di guarigione che operano sui chakra pone l'enfasi su metodi esterni con uso di pietre, erbe, lavoro sul corpo attareverso le Asana, suoni come i Mantra, terapie del colore e guarigione vibrazionale. I guaritori psichici possono lavorare sui chakra con il proprio Prana, quindi con la propria energia che viene usata come forza di guarigione. L'Ayurveda impiega queste modalità, al fianco di massaggi specifici, per trattare le malattie e promuovere salute e vitalità.
Questi metodi sono molto importanti per le malattie croniche, la debolezza del sistema immunitario e le malattie del sistema nervoso profondamente radicate.
Secondo lo yoga, nello stato umano normale, estremamente difficile da trascendere eccetto una continua pratica spirituale, i chakra rimangono chiusi, cioè non funzionano direttamente. Il risultato non è necessariamente uno stato di malattia, ma uno stato di ignoranza spirituale. Malgrado i chakra siano chiusi a livello spirituale si può godere di ottima salute, essere emotivamente equilibrati, mentalmente creativi e avere una vita di successo. Questo dipende dal funzionamento esterno e non interiore dei chakra. L'apertura dei chakra non è un processo per migliorare la capacità nei vari campi della vita umana, anche se a margine questo può accadere, ma per andare al di là delle normali condizioni umane verso uno stato di evoluzione superiore.
I chakra si possono aprire veramente con le pratiche interiori del pranayama, la ripetizione dei mantra e la meditazione. I metodi esterni, dalla dieta all'uso di pietre, possono essere utili, ma per un'applicazione ottimale devono essere subordinati ai metodi più elevati.
Quando risvegliamo le facoltà sottili possiamo sperimentare nella zona del terzo occhio suoni, luci, o visioni sottili e sentirci uniti con l'Universo, poiché le pratiche dello yoga promuovono, insieme all'Ayurveda, un equilibrio completo del corpo, del respiro, della mente e dello spirito. E' bene sapere che lo yoga promuove il rafforzamento della mente e l'Ayurveda quello del corpo. Ma non può esserci una mente forte in un corpo debole e viceversa. Per questo Yoga e ayurveda sono pratiche strettamente connesse tra loro.
L’anatomia indiana tiene conto non solo del corpo fisico, ma anche di quello energetico ed individua nel corpo umano almeno 72.000 canali trasportatori di energia , detti Nadi, e canali del sistema nervoso detti Srota, interconnessi tra loro, che partono dalle dita delle mani e dei piedi, percorrono tutto il corpo giungendo al cuore fino a salire al vertice del capo, ovvero il centro di congiunzione tra il corpo fisico e l’universo circostante.
Lungo questi canali, a livello di ogni piccola e grande giuntura, sono collocati i chakra principali e i chakra secondari. Quelli principali sono chiamati Raja chakra, ovvero chakra regali, e si collocano lungo l’asse centrale del corpo, ovvero Sushumna nadi, che viene identificata con la colonna vertebrale, affiancata rispettivamente da ida e pingala che trasportano energia vitale, ovvero respiro, mentre quelli secondari, detti Vira chakra, o chakra guerrieri, punti marma per l’ayurveda, sono disposti lungo le nadi, tra le giunture articolari delle dita dei piedi e delle mani, nei loro palmi, nelle caviglie, nelle gambe, nelle ginocchia, nelle anche, nei polsi, nei gomiti, nelle spalle, sul volto ecc…
Il corretto scorrere dell’energia nei chakra principali avviene se nel corpo si è accumulato un basso livello di tossine sia fisiche che mentali (anche pensieri negativi creano tossine) o se esse sono assenti nelle 3 nadi principali: Ida, Pingala, sushumna, ma anche Chitta che è il canale diretto della coscienza e che trasporta i pensieri.
Ida e Pingala portano i due respiri o energie principali, ovvero prana e apana attraverso il costante movimento dell’inspirazione e dell’espirazione, portando energia vitale al corpo con la conseguente espulsione delle sostanze tossiche. Il loro corretto funzionamento porta all’apertura del canale principale, sushumna. Grazie a questa apertura si risveglia l’energia dormiente dei chakra, la kundalini che porta al risveglio della coscienza permettendo all’uomo di fare esperienza con i piani sottili dell’esistenza comunicando il piano fisico con quello sottile e quello vitale con quello mentale. I corpi sottili delle nadi e dei chakra secondari riforniscono i chakra principali dell'energia necessaria.
A partire dal primo essi si chiamano Muladhara, Svadhisthana, Manipura, Anahata, Vishuddha, Ajna, Sahashrara. Corrispondono tutti e sette ad una ghiandola del nostro corpo e ne predispongono il funzionamento. In crescendo queste ghiandole sono le surrenali, le gonadi, il pancreas, il timo, la tiroide, l’ipofisi e l’epifisi.
I chakra nella nostra realtà sensibile non esistono come parti del corpo fisico, ma come ho detto possono individuarsi lungo la nostra colonna vertebrale. Ogni chakra ha un certo colore dello spettro di luce visibile. Ognuno di essi ha una diversa funzione fisica e psichica e ha una serie di elementi corrispondenti, come ad esempio un colore, un suono, un metallo o pietra preziosa e così via…tutte cose che possono servire poi nel loro riequilibrio.
A livello fisico, sono schemi di attività elettromagnetica, misurabili con appositi strumenti che permettono di stabilire lo stato di salute del soggetto, mentre a livello evolutivo diventano paradigmi di coscienza che indicano il modo di pensare, di porsi nei confronti della vita, le barriere mentali derivanti da errate credenze che si creano quando il modo di affrontare le esperienze della vita è eccessivamente rigido o schematico.
Per essere armonioso, ogni centro gira in senso orario, portando l’energia dall’esterno all’interno del corpo; tuttavia in alcuni casi può essere bloccato, fermo o girare in senso antiorario creando una dinamica proiettiva: l’individuo crede di sentire, di vedere, di percepire una situazione, mentre in realtà proietta all’esterno una paura, un desiderio o un’illusione.
Prendiamo un esempio…quando il centro cardiaco gira in senso orario, la persona avverte una gran disponibilità, un trasporto, se non addirittura un senso di amore nei confronti degli altri, ma se così non girasse può percepire tutti gli ambienti come ostili nei suoi riguardi, a tal punto da sentirsi respinto e rifiutato.
L’unico chakra obbligatoriamente attivato è quello della vitalità, ovvero il primo, altrimenti la persona non potrebbe essere in vita. Esso rappresenta la materia primordiale che potenzialmente contiene già tutto ciò che verrà creato. Sviluppa la potenza dell’istinto e quando non è in equilibrio energetico porta gelosia, odio, rabbia, avarizia, paura e tristezza, scarsa resistenza fisica ed emozionale. Molte cose verranno vissute con eccessiva preoccupazione, come se si fosse perso un punto d’appoggio gettando la persona in vere e proprie crisi esistenziali. Governa l’emissione dei suoni e della parola e i suoi organi di azione sono i piedi. E’ collegato alla compattezza degli organi, alla carne, alle ossa, al sangue e sovrintende alle funzioni dell’escrezione, della minzione e dell’eiaculazione.
E’ in equilibrio quando la persona è contenta di vivere, si sente a proprio agio nel suo corpo e lo apprezza, se ha voglia di divertirsi e giocare. Le patologie che possono nascere da un suo disequilibrio sono svariate: dall’obesità alla stipsi, la sciatalgia, l’artrite deformante, l’anoressia nervosa, la gotta.
E’ identificabile dal colore rosso.
Ma vediamo allora anche gli altri chakra…
Svadhisthana è localizzato poco al di sopra del pube, due dita sotto l’ombelico all’incirca. E’ legato al desiderio, al piacere, alla sessualità, alla procreazione, alla capacità di provare emozioni. Sovrintende ad organi come l’intestino, la vescica, l’utero, la prostata e le ovaie, i reni, nonché simbolo della paura, paura che divampa se esso non è in equilibrio.
A livello patologico può creare impotenza, fibromi uterini, adenomi, rigidità lombosacrale. A livello emozionale invece può condurre alla ricerca ossessiva del piacere, ma anche ad una totale chiusura nei confronti della sessualità, mancata autostima, fobie, panico, paura.
Il suo colore è l’arancio.
Manipura o plesso solare. E’ associato al fegato, al pancreas, alla milza, la parte alta dell’intestino e a tutte le funzioni metaboliche. E’ importante dal punto di vista psicoenergetico per la sua funzione relativa all’affermazione personale e all’esercizio del potere individuale. A livello patologico riguarda malattie come il diabete, le epidermie, le insufficienze epatiche, la cirrosi, le ulcere, le indigestioni e le disfunzioni metaboliche. A livello di questo chakra si generano le forze emotive dirette verso l’ambiente esterno: sentimenti d’amicizia, rancore, simpatia, antipatia ecc..
Ovviamente un suo disequilibrio porta ad un eccesso sfrenato di potere, aggressività, emotività incontrollata, incapacità di gestire le situazioni come si vorrebbe, frustrazione.
Il suo colore è il giallo
Anahata si trova al centro del petto sullo sterno. E’ associato al cuore, ai polmoni, al timo e agli arti superiori, alla circolazione sanguigna e linfatica. Le patologie ad esso connesse sono asma, ipertensione, problemi cardiaci e polmonari, tachicardie, aritmie, ecc…
Esso collega i tre centri inferiori a quelli superiori che sono spirituali e mentali.
Il suo colore è il verde.
Vishudda è il centro della capacità umana di esprimersi, comunicare ed ispirarsi, la creatività intesa in senso sottile, il rapporto con i propri sentimenti.
Situato nella gola, è grazie ad esso che possiamo esprimerci per ciò che realmente siamo, nei pensieri, nei gesti e nelle parole.
E’ connesso alla tiroide, alla gola, le orecchie, le ghiandole paratiroidee, i bronchi, l’esofago e lo scheletro. Le patologie ovviamente fanno riferimento alle malattie organiche o funzionali relative agli organi che governa. A livello emozionale invece può provocare incapacità di comunicare, e di ascoltare la propria interiorità.
Il suo colore è blu.
Ajna o terzo occhio. Questo chakra è collegato alla ghiandola pituitaria e presiede al controllo del sistema ormonale ed al cervelletto.
Questo chakra è importante più che per la sua relazione con disturbi di tipo fisico, soprattutto per il suo alto significato psichico. Ad esso è associata la capacità e l’equilibrio psicospirituale, la corretta percezione di sé in relazione a sé stessi, ad un livello energetico che possiamo definire intuitivo, sensitivo. Quindi le patologie ad esso collegate sono del tutto riconducibili a disturbi mentali come la schizofrenia, la depressione.
Il colore è l’indaco.
Sahasrara o loto dai mille petali è localizzato al vertice del cranio. E’ un chakra non fisico, Non esiste un settimo chakra bloccato, può essere soltanto meno sviluppato, in relazione al personale cammino spirituale dell’individuo. Non vi sono patologie note specifiche legate a questo chakra, né fisiche, né mentali. E’ collegato con il cervello e la ghiandola pineale. E’ qui che il nostro campo di energia personale diventa un tutt’uno con l’universo.
Il suo colore è il viola, ma qualcuno potrebbe identificarlo con il colore bianco.
I metodi per equilibrare i nostri centri sono molteplici e tanto spesso possono anche non essere prettamente yogici o ayurvedici.
Per individuare se un chakra è bloccato lo lo si può sicuramente vedere dall'andamento dei nostri stati d'animo, ma anche, perchè no, dal linguaggio del nostro corpo qualora si dovessero notare curvature, gonfiori, rigidità, debolezze in quelle aree del corpo vicine a questi centri, o riconoscere disturbi legati allo squilibrio dei dosha. Sappiamo infatti che Kapha è soggetto alle malattie legate all'apparato respiratorio, come asma, sinusite, raffreddori, bronchiti,mal di stomaco, costipazione e pesantezza. Vata è soggetto a problemi legati alle articolazioni, come artriti o stitichezza, gonfiori. Pitta è soggetto a stati infiammatori, febbri, acidità di stomaco, gastriti, eruzioni cutanee. E' ovvio che gli accorgimenti, dalla dieta, ai trattamenti ayurvedici per riportare in equilibrio i dosha, portano in automatico in equilibrio i chakra corrispondenti. E' possibile stabilire l'equilibrio dei chakra anche attraverso test kiniesiologici molto semplici. Ad esempio potreste poggiare la mano sinistra su uno dei vostri centri, unire pollice e indice della mano opposta facendo pressione e chiedere al vostro vicino di provare ad aprire le vostre dita. Se esse si aprono vi sono tensioni, altrimenti risulterà difficile aprirle.
Un altro modo efficace può essere quello della meditazione. Con gli occhi della mente passate in rassegna ogni chakra e a seconda del colore che presentano capire il loro stato. Nel caso fossero diversi dal colore di origine basterebbe concentrarsi sul colore corrispondente per ripristinare il loro corretto funzionamento. Oppure potreste sentire con le mani il calore che emanano. Se avvertite calore allora è sbloccato, se freddo è chiuso. Potreste allora tenere le vostre mani nel centro bloccato, finchè non diventa caldo. Questi sono solo alcuni esempi.
L’imposizione delle mani, del colore, l’uso di pietre, suoni curativi e visualizzazioni possono essere metodi eccezionali e molto pratici per chiunque.
Ma per chi volesse intraprendere un percorso più profondo la via dello yoga e dell’ayurveda è certamente quello più completo. Un regime alimentare corretto, affiancato a regole comportamentali e a queste pratiche è utile per mantenere il corpo e la mente il più puliti possibile. L’assunzione di cibi adeguati e digeribili aiuta a mantenere pensieri positivi e viceversa.
Il massaggio ayurvedico poi può essere uno strumento utilissimo, non solo di cura, ma anche di prevenzione. In particolare per quel che riguarda il massaggio sui punti marma, il massaggio linfatico, quello venoso ed arterioso, poiché essi lavorano tutti su quei canali, presenti nel nostro corpo, che trasportano oltre che linfa e sangue anche energia.
Il massaggio sui punti marma soprattutto è utile, poiché va a lavorare sui chakra secondari dislocati lungo le nadi, attraverso una stimolazione circolare di questi punti, con l'accompagnamento facoltativo di mantra. Questi ultimi corrispondono ad aree sia energetiche che fisiche e vanno liberare le nadi, così come gli srotas, che sono canali connessi direttamente al funzionamento degli organi e delle ghiandole andando a lavorare sui livelli più grossolani del corpo fisico che su quelli sottili del corpo mentale, apportando benefici psicofisici, sbloccando emozioni ed energie represse riportando alla luce shock o conflitti risolvendoli e riequilibrando i nostri chakra. Per esempio stimolare i punti al lato del naso aiuta la respirazione, migliorando l'apporto di ossigeno ed energia al nostro corpo, curando sinusiti, raffreddori e portando chiarezza mentale. Oppure il punto delle mani tra indice e pollice aiuta a migliorare la digestione, ma a livello emozionale può portarci a risolvere quei conflitti legati al plesso solare.
Anche affiancare la meditazione è un altro buon metodo. Esiste una meditazione, usata anche dai monaci buddhisti, che ha proprio lo scopo di aprire le nadi principali per apportare energia. Ad ogni respiro immaginiamo l'energia entrare nella nostra narice destra definendola di colore rosso e arrivare all'altezza del pube e quando espiriamo immaginiamo le impurità che da questo punto escono dalla narice sinistra definite da un colore blu, mentre al centro immaginiamo Sushumna illuminarsi. Ovviamente questa è una pratica un po' più complessa, soprattutto per chi non ha mai meditato. Chi conosce lo yoga, sa invece che le posture hanno proprio lo scopo di stimolare tutte le nadi del corpo e i punti situati su di esse.








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