La
filosofia dei chakra ha origine dagli antichi testi vedici, in
particolare per quanto riguarda i testi di insegnamento yogico e
tantrico.
Chakra
è una parola sanscrita a cui vengono attribuite diverse traduzioni
anche se rimandano bene o male ad uno stesso significato: ruota,
cerchio, centro, vortice, movimento energetico che si allarga a
spirale da un Bindhu, ovvero un punto da cui tutto nasce e a cui
tutto torna.
Tutte
queste sono espressioni che indicano l’energia che manifesta se
stessa attraverso un movimento incessante.
Essi
sono visibili da occhi psichicamente risvegliati o da chi ha imparato
a percepire le energie in altri modi. Sono vortici di energia
all’interno della nostra aurea, ovvero quel campo di energia
elettromagnetica che circonda ogni cosa e il cui scopo è quello di
regolare la scambio di energia tra noi, i nostri corpi sottili ed il
cosmo.
In
India i chakra sono conosciuti anche con il nome di Padma, termine
che significa loto, proprio perché là dove la loro tradizione
nasce, sono rappresentati come questi fiori con i petali chiusi,
semichiusi o aperti, con differenti numeri di petali che aumentano in
ascesa, i quali possono rivolgersi verso il basso, alla Terra, o
verso l’alto, al Cielo, secondo il livello di coscienza raggiunto
dalla persona che li riscopre e agisce.
Il
fiore di loto è uno dei simboli dello yoga, poiché rappresenta
l’ascesa spirituale, il distacco dalle cose terrene: ha radici che
affondano nella terra, la parte più grezza e materiale dell’essere,
il suo stelo sale attraverso l’acqua, il simbolo della
purificazione, per aprire la sua corolla al cielo, ad indicare la
possibilità di guardare verso luoghi spiritualmente elevati e
giungere alla comprensione dell’universo.
Il
fiore di loto rappresenta anche il ciclo incessante della vita,
poiché sboccia all’alba e si richiude al tramonto.
Lo
yoga inteso nel senso più profondo richiede il risveglio della
kundalini, la più grande forza evolutiva nascosta dentro di noi,
dotata della capacità di sviluppare il pieno potenziale spirituale e
il funzionamento psicofisico. Queste potenzialità latenti esistono
nel corpo sottile sottoforma di chakra.
Ma
in termini ayurvedici, ci interessa sapere che la quantità di
energia che scorre in essi influenza la salute degli organi fisici
vicini a questi centri e riflette la co-operazione di corpo, mente e
spirito grazie al prana, governando il corpo fisico ad un livello più
profondo del sistema nervoso.
Nello
yoga come nell’ayurveda, i chakra principali sono sette e sono
dislocati lungo la colonna vertebrale, indicando le tappe della
consapevolezza in un cammino che per gli esseri umani inizia dalla
terra per salire verso il cielo, ovvero lo stato di salute dell’uomo
che come sappiamo è dato dall’equilibrio del corpo, della mente e
dello spirito.
I
primi 3 chakra sono dislocati dalla base della spina dorsale
all'ombelico e vengono chiamati KHANDA, bulbo, e costituiscono la zona
del fuoco. E' da essi che nasce l'energia calda della Kundalini.
Similmente i 3 chakra superiori, gola, 3° occhio e corona, sono
strettamente legati fra loro e dalla regione della testa governano i
centri cerebrali superiori. Questa zona è definita regione della
luna o soma, ovvero la regione delle qualità riflessive e
contemplative. In mezzo c'è il cuore che media fra i due gruppi di
chakra.
Il
gruppo di 3 chakra inferiori riflette maggiormente, per mezzo dei
dosha, le funzioni fisiche e vitali e la maggior parte delle
questioni che riguardano la salute.
Vata
dosha ha relazione con il chakra della radice che serve a dargli
stabilità, Kapha dosha è collegato al chakra dell'acqua e Pitta è
in relazione al fuoco o plesso solare.
Il
cuore riflette le questioni emotive, mentre quelli della testa quelle
spirituali.
Le
malattie fisiche dipendono da squilibri nel funzionamento esterno dei
chakra nei vari plessi nervosi e organi endocrini a cui i chakra
corrispondono e ai 3 dosha vata, pitta, kapha.
Le
malattie psicologiche implicano invece squilibri nel funzionamento
interno dei chakra, soprattutto in relazione al prana, a ojas e tejas
che sono energie presenti nel corpo sottile, nella mente e nel suo
campo di impressioni. (Prana=respiro – Ojas= energia vitale
prodotta dal corpo, Tejas= fuoco spirituale).
Lo
sviluppo spirituale yogico aspira all'apertura dei chakra. Ciò
richiede la trascendenza della loro funzione ordinaria nella natura
individuale per andare a livello cosmico.
La
maggior parte dei moderni metodi di guarigione che operano sui chakra
pone l'enfasi su metodi esterni con uso di pietre, erbe, lavoro sul
corpo attareverso le Asana, suoni come i Mantra, terapie del colore e
guarigione vibrazionale. I guaritori psichici possono lavorare sui
chakra con il proprio Prana, quindi con la propria energia che viene
usata come forza di guarigione. L'Ayurveda impiega queste modalità,
al fianco di massaggi specifici, per trattare le malattie e
promuovere salute e vitalità.
Questi
metodi sono molto importanti per le malattie croniche, la debolezza
del sistema immunitario e le malattie del sistema nervoso
profondamente radicate.
Secondo
lo yoga, nello stato umano normale, estremamente difficile da
trascendere eccetto una continua pratica spirituale, i chakra
rimangono chiusi, cioè non funzionano direttamente. Il risultato non
è necessariamente uno stato di malattia, ma uno stato di ignoranza
spirituale. Malgrado i chakra siano chiusi a livello spirituale si
può godere di ottima salute, essere emotivamente equilibrati,
mentalmente creativi e avere una vita di successo. Questo dipende dal
funzionamento esterno e non interiore dei chakra. L'apertura dei
chakra non è un processo per migliorare la capacità nei vari campi
della vita umana, anche se a margine questo può accadere, ma per
andare al di là delle normali condizioni umane verso uno stato di
evoluzione superiore.
I
chakra si possono aprire veramente con le pratiche interiori del
pranayama, la ripetizione dei mantra e la meditazione. I metodi
esterni, dalla dieta all'uso di pietre, possono essere utili, ma per
un'applicazione ottimale devono essere subordinati ai metodi più
elevati.
Quando
risvegliamo le facoltà sottili possiamo sperimentare nella zona del
terzo occhio suoni, luci, o visioni sottili e sentirci uniti con
l'Universo, poiché le pratiche dello yoga promuovono, insieme
all'Ayurveda, un equilibrio completo del corpo, del respiro, della
mente e dello spirito. E' bene sapere che lo yoga promuove il
rafforzamento della mente e l'Ayurveda quello del corpo. Ma non può
esserci una mente forte in un corpo debole e viceversa. Per questo
Yoga e ayurveda sono pratiche strettamente connesse tra loro.
L’anatomia
indiana tiene conto non solo del corpo fisico, ma anche di quello
energetico ed individua nel corpo umano almeno 72.000 canali
trasportatori di energia , detti Nadi, e canali del sistema nervoso
detti Srota, interconnessi tra loro, che partono dalle dita delle
mani e dei piedi, percorrono tutto il corpo giungendo al cuore fino a
salire al vertice del capo, ovvero il centro di congiunzione tra il
corpo fisico e l’universo circostante.
Lungo
questi canali, a livello di ogni piccola e grande giuntura, sono
collocati i chakra principali e i chakra secondari. Quelli principali
sono chiamati Raja chakra, ovvero chakra regali, e si collocano lungo
l’asse centrale del corpo, ovvero Sushumna nadi, che viene
identificata con la colonna vertebrale, affiancata rispettivamente da
ida e pingala che trasportano energia vitale, ovvero respiro, mentre
quelli secondari, detti Vira chakra, o chakra guerrieri, punti marma
per l’ayurveda, sono disposti lungo le nadi, tra le giunture
articolari delle dita dei piedi e delle mani, nei loro palmi, nelle
caviglie, nelle gambe, nelle ginocchia, nelle anche, nei polsi, nei
gomiti, nelle spalle, sul volto ecc…
Il
corretto scorrere dell’energia nei chakra principali avviene se nel
corpo si è accumulato un basso livello di tossine sia fisiche che
mentali (anche pensieri negativi creano tossine) o se esse sono
assenti nelle 3 nadi principali: Ida, Pingala, sushumna, ma anche
Chitta che è il canale diretto della coscienza e che trasporta i
pensieri.
Ida
e Pingala portano i due respiri o energie principali, ovvero prana e
apana attraverso il costante movimento dell’inspirazione e
dell’espirazione, portando energia vitale al corpo con la
conseguente espulsione delle sostanze tossiche. Il loro corretto
funzionamento porta all’apertura del canale principale, sushumna.
Grazie a questa apertura si risveglia l’energia dormiente dei
chakra, la kundalini che porta al risveglio della coscienza
permettendo all’uomo di fare esperienza con i piani sottili
dell’esistenza comunicando il piano fisico con quello sottile e
quello vitale con quello mentale. I corpi sottili delle nadi e dei
chakra secondari riforniscono i chakra principali dell'energia
necessaria.
A
partire dal primo essi si chiamano Muladhara, Svadhisthana, Manipura,
Anahata, Vishuddha, Ajna, Sahashrara. Corrispondono tutti e sette ad
una ghiandola del nostro corpo e ne predispongono il funzionamento.
In crescendo queste ghiandole sono le surrenali, le gonadi, il
pancreas, il timo, la tiroide, l’ipofisi e l’epifisi.
I
chakra nella nostra realtà sensibile non esistono come parti del
corpo fisico, ma come ho detto possono individuarsi lungo la nostra
colonna vertebrale. Ogni chakra ha un certo colore dello spettro di
luce visibile. Ognuno di essi ha una diversa funzione fisica e
psichica e ha una serie di elementi corrispondenti, come ad esempio
un colore, un suono, un metallo o pietra preziosa e così via…tutte
cose che possono servire poi nel loro riequilibrio.
A
livello fisico, sono schemi di attività elettromagnetica, misurabili
con appositi strumenti che permettono di stabilire lo stato di salute
del soggetto, mentre a livello evolutivo diventano paradigmi di
coscienza che indicano il modo di pensare, di porsi nei confronti
della vita, le barriere mentali derivanti da errate credenze che si
creano quando il modo di affrontare le esperienze della vita è
eccessivamente rigido o schematico.
Per
essere armonioso, ogni centro gira in senso orario, portando
l’energia dall’esterno all’interno del corpo; tuttavia in
alcuni casi può essere bloccato, fermo o girare in senso antiorario
creando una dinamica proiettiva: l’individuo crede di sentire, di
vedere, di percepire una situazione, mentre in realtà proietta
all’esterno una paura, un desiderio o un’illusione.
Prendiamo
un esempio…quando il centro cardiaco gira in senso orario, la
persona avverte una gran disponibilità, un trasporto, se non
addirittura un senso di amore nei confronti degli altri, ma se così
non girasse può percepire tutti gli ambienti come ostili nei suoi
riguardi, a tal punto da sentirsi respinto e rifiutato.
L’unico
chakra obbligatoriamente attivato è quello della vitalità, ovvero
il primo, altrimenti la persona non potrebbe essere in vita. Esso
rappresenta la materia primordiale che potenzialmente contiene già
tutto ciò che verrà creato. Sviluppa la potenza dell’istinto e
quando non è in equilibrio energetico porta gelosia, odio, rabbia,
avarizia, paura e tristezza, scarsa resistenza fisica ed emozionale.
Molte cose verranno vissute con eccessiva preoccupazione, come se si
fosse perso un punto d’appoggio gettando la persona in vere e
proprie crisi esistenziali. Governa l’emissione dei suoni e della
parola e i suoi organi di azione sono i piedi. E’ collegato alla
compattezza degli organi, alla carne, alle ossa, al sangue e
sovrintende alle funzioni dell’escrezione, della minzione e
dell’eiaculazione.
E’
in equilibrio quando la persona è contenta di vivere, si sente a
proprio agio nel suo corpo e lo apprezza, se ha voglia di divertirsi
e giocare. Le patologie che possono nascere da un suo disequilibrio
sono svariate: dall’obesità alla stipsi, la sciatalgia, l’artrite
deformante, l’anoressia nervosa, la gotta.
E’
identificabile dal colore rosso.
Ma
vediamo allora anche gli altri chakra…
Svadhisthana
è localizzato poco al di sopra del pube, due dita sotto l’ombelico
all’incirca. E’ legato al desiderio, al piacere, alla sessualità,
alla procreazione, alla capacità di provare emozioni. Sovrintende ad
organi come l’intestino, la vescica, l’utero, la prostata e le
ovaie, i reni, nonché simbolo della paura, paura che divampa se esso
non è in equilibrio.
A
livello patologico può creare impotenza, fibromi uterini, adenomi,
rigidità lombosacrale. A livello emozionale invece può condurre
alla ricerca ossessiva del piacere, ma anche ad una totale chiusura
nei confronti della sessualità, mancata autostima, fobie, panico,
paura.
Il
suo colore è l’arancio.
Manipura
o plesso solare. E’ associato al fegato, al pancreas, alla milza,
la parte alta dell’intestino e a tutte le funzioni metaboliche. E’
importante dal punto di vista psicoenergetico per la sua funzione
relativa all’affermazione personale e all’esercizio del potere
individuale. A livello patologico riguarda malattie come il diabete,
le epidermie, le insufficienze epatiche, la cirrosi, le ulcere, le
indigestioni e le disfunzioni metaboliche. A livello di questo chakra
si generano le forze emotive dirette verso l’ambiente esterno:
sentimenti d’amicizia, rancore, simpatia, antipatia ecc..
Ovviamente
un suo disequilibrio porta ad un eccesso sfrenato di potere,
aggressività, emotività incontrollata, incapacità di gestire le
situazioni come si vorrebbe, frustrazione.
Il
suo colore è il giallo
Anahata
si trova al centro del petto sullo sterno. E’ associato al cuore,
ai polmoni, al timo e agli arti superiori, alla circolazione
sanguigna e linfatica. Le patologie ad esso connesse sono asma,
ipertensione, problemi cardiaci e polmonari, tachicardie, aritmie,
ecc…
Esso
collega i tre centri inferiori a quelli superiori che sono spirituali
e mentali.
Il
suo colore è il verde.
Vishudda
è il centro della capacità umana di esprimersi, comunicare ed
ispirarsi, la creatività intesa in senso sottile, il rapporto con i
propri sentimenti.
Situato
nella gola, è grazie ad esso che possiamo esprimerci per ciò che
realmente siamo, nei pensieri, nei gesti e nelle parole.
E’
connesso alla tiroide, alla gola, le orecchie, le ghiandole
paratiroidee, i bronchi, l’esofago e lo scheletro. Le patologie
ovviamente fanno riferimento alle malattie organiche o funzionali
relative agli organi che governa. A livello emozionale invece può
provocare incapacità di comunicare, e di ascoltare la propria
interiorità.
Il
suo colore è blu.
Ajna
o terzo occhio. Questo chakra è collegato alla ghiandola pituitaria
e presiede al controllo del sistema ormonale ed al cervelletto.
Questo
chakra è importante più che per la sua relazione con disturbi di
tipo fisico, soprattutto per il suo alto significato psichico. Ad
esso è associata la capacità e l’equilibrio psicospirituale, la
corretta percezione di sé in relazione a sé stessi, ad un livello
energetico che possiamo definire intuitivo, sensitivo. Quindi le
patologie ad esso collegate sono del tutto riconducibili a disturbi
mentali come la schizofrenia, la depressione.
Il
colore è l’indaco.
Sahasrara
o loto dai mille petali è localizzato al vertice del cranio. E’ un
chakra non fisico, Non esiste un settimo chakra bloccato, può essere
soltanto meno sviluppato, in relazione al personale cammino
spirituale dell’individuo. Non vi sono patologie note specifiche
legate a questo chakra, né fisiche, né mentali. E’ collegato con
il cervello e la ghiandola pineale. E’ qui che il nostro campo di
energia personale diventa un tutt’uno con l’universo.
Il
suo colore è il viola, ma qualcuno potrebbe identificarlo con il
colore bianco.
I
metodi per equilibrare i nostri centri sono molteplici e tanto spesso
possono anche non essere prettamente yogici o ayurvedici.
Per
individuare se un chakra è bloccato lo lo si può sicuramente vedere
dall'andamento dei nostri stati d'animo, ma anche, perchè no, dal
linguaggio del nostro corpo qualora si dovessero notare curvature,
gonfiori, rigidità, debolezze in quelle aree del corpo vicine a
questi centri, o riconoscere disturbi legati allo squilibrio dei
dosha. Sappiamo infatti che Kapha è soggetto alle malattie legate
all'apparato respiratorio, come asma, sinusite, raffreddori,
bronchiti,mal di stomaco, costipazione e pesantezza. Vata è soggetto
a problemi legati alle articolazioni, come artriti o stitichezza,
gonfiori. Pitta è soggetto a stati infiammatori, febbri, acidità di
stomaco, gastriti, eruzioni cutanee. E' ovvio che gli accorgimenti,
dalla dieta, ai trattamenti ayurvedici per riportare in equilibrio i
dosha, portano in automatico in equilibrio i chakra corrispondenti.
E' possibile stabilire l'equilibrio dei chakra anche attraverso test
kiniesiologici molto semplici. Ad esempio potreste poggiare la mano
sinistra su uno dei vostri centri, unire pollice e indice della mano
opposta facendo pressione e chiedere al vostro vicino di provare ad
aprire le vostre dita. Se esse si aprono vi sono tensioni, altrimenti
risulterà difficile aprirle.
Un
altro modo efficace può essere quello della meditazione. Con gli
occhi della mente passate in rassegna ogni chakra e a seconda del
colore che presentano capire il loro stato. Nel caso fossero diversi
dal colore di origine basterebbe concentrarsi sul colore
corrispondente per ripristinare il loro corretto funzionamento.
Oppure potreste sentire con le mani il calore che emanano. Se
avvertite calore allora è sbloccato, se freddo è chiuso. Potreste
allora tenere le vostre mani nel centro bloccato, finchè non diventa
caldo. Questi sono solo alcuni esempi.
L’imposizione
delle mani, del colore, l’uso di pietre, suoni curativi e
visualizzazioni possono essere metodi eccezionali e molto pratici per
chiunque.
Ma
per chi volesse intraprendere un percorso più profondo la via dello
yoga e dell’ayurveda è certamente quello più completo. Un regime
alimentare corretto, affiancato a regole comportamentali e a queste
pratiche è utile per mantenere il corpo e la mente il più puliti
possibile. L’assunzione di cibi adeguati e digeribili aiuta a
mantenere pensieri positivi e viceversa.
Il
massaggio ayurvedico poi può essere uno strumento utilissimo, non
solo di cura, ma anche di prevenzione. In particolare per quel che
riguarda il massaggio sui punti marma, il massaggio linfatico, quello
venoso ed arterioso, poiché essi lavorano tutti su quei canali,
presenti nel nostro corpo, che trasportano oltre che linfa e sangue
anche energia.
Il
massaggio sui punti marma soprattutto è utile, poiché va a
lavorare sui chakra secondari dislocati lungo le nadi, attraverso una
stimolazione circolare di questi punti, con l'accompagnamento
facoltativo di mantra. Questi ultimi corrispondono ad aree sia
energetiche che fisiche e vanno liberare le nadi, così come gli
srotas, che sono canali connessi direttamente al funzionamento degli
organi e delle ghiandole andando a lavorare sui livelli più
grossolani del corpo fisico che su quelli sottili del corpo mentale,
apportando benefici psicofisici, sbloccando emozioni ed energie
represse riportando alla luce shock o conflitti risolvendoli e
riequilibrando i nostri chakra. Per esempio stimolare i punti al lato
del naso aiuta la respirazione, migliorando l'apporto di ossigeno ed
energia al nostro corpo, curando sinusiti, raffreddori e portando
chiarezza mentale. Oppure il punto delle mani tra indice e pollice
aiuta a migliorare la digestione, ma a livello emozionale può
portarci a risolvere quei conflitti legati al plesso solare.
Anche
affiancare la meditazione è un altro buon metodo. Esiste una
meditazione, usata anche dai monaci buddhisti, che ha proprio lo
scopo di aprire le nadi principali per apportare energia. Ad ogni
respiro immaginiamo l'energia entrare nella nostra narice destra
definendola di colore rosso e arrivare all'altezza del pube e quando
espiriamo immaginiamo le impurità che da questo punto escono dalla
narice sinistra definite da un colore blu, mentre al centro
immaginiamo Sushumna illuminarsi. Ovviamente questa è una pratica un
po' più complessa, soprattutto per chi non ha mai meditato. Chi
conosce lo yoga, sa invece che le posture hanno proprio lo scopo di
stimolare tutte le nadi del corpo e i punti situati su di esse.
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