Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



lunedì 6 gennaio 2014

ALIMENTAZIONE AYURVEDICA - principi generali

Ed egli venne a sapere che il cibo era Brahman.
Dal cibo nascono tutti gli esseri, vivono per mezzo del cibo e nel cibo ritornano
.

Taittiriya Upanishad 3.2



L'Ayurveda insegna che il cibo è Prana, ovvero forza vitale, e che la vita è una continua ricerca di nutrimento. Secondo le parole di un proverbio sanscrito, “La vita sfrutta la vita”, nel senso che ogni creatura si mantiene viva consumando altri esseri viventi.
Agli occhi della Natura tutti gli esseri hanno uguale diritto di esistere, e se intendiamo mantenerci in armonia con essa non dovremmo uccidere i suoi figli a cuor leggero. Prendere la vita di un altro essere, anche un vegetale, è un atto da compiere con attenzione sincera circa il suo significato. Infatti anche i vegetali dispongono di organi di senso la cui attività prosegue anche dopo l'estirpazione. Infatti gli antichi sostenevano che la carota che schiacciavano per ricavarne il succo o il cavolo che tagliuzzavano per la cottura avvertivano il dolore e il terrore di essere uccisi smembrati al pari di un animale.
Ben pochi di noi conducono un'esistenza che potrebbe rendere orgogliose le creature sacrificate ogni giorno per mantenerla, perciò ecco che mangiare è considerato, in Ayurveda, un'azione sacra, un'offerta propiziatoria resa dal fuoco digestivo allo spirito umano che ivi dimora. Il cibo ingerito abbandona la propria esistenza individuale e subisce una trasformazione per poter partecipare alla più vasta esistenza del corpo umano. L'Ayurveda definisce un vero e proprio mistero, se non un miracolo, la trasformazione di ciò che è “altro da noi” in una parte del nostro organismo.
Il materiale alimentare non digerito che resta in circolo provoca una reazione infiammatoria, mentre il cibo prima digerito e poi assimilato si sottopone umilmente alla trasformazione in un nuovo tessuto organico.
In Ayurveda ogni sostanza può essere alimento, medicina o veleno. E' alimento ciò che nutre il corpo, la mente e lo spirito. E' medicina ciò che migliora la digestione e quindi il nutrimento dei tessuti o dhatu. E' veleno ciò che ostacola la digestione e disturba quindi la nutrizione.
Come tutti dovremmo sapere un'alimentazione corretta, oltre ad essere la regola d'oro del benessere fisico, è anche la prima cura all'insorgere delle malattie. Ciò, come già detto anche nelle precedenti conferenze, è uno dei principi fondamentali dell'Ayurveda.
L'ayurveda è un sistema di medicina completo, come abbiamo visto, la quale crede che prevenire la malattia sia molto meglio che curarla e, fra l'altro ciò risulterebbe anche meno pericoloso. Per conservare una buona salute l'Ayurveda suggerisce di seguire scrupolosamente un codice di comportamento quotidiano che diminuirà le possibilità di ammalarsi:

corrette abitudini giornaliere
il giusto adeguamento alle stagioni
il non sopprimere o stimolare le funzioni naturali del corpo come il respirare affannosamente dopo uno sforzo, la sete, il desiderio sessuale, lo starnutire, dormire, addirittura ruttare e vomitare, lo sbadigliare, l'urinare e il defecare, il piangere ecc...
sottoporsi periodicamente ai “riti di purificazione” conosciuti come Panchakarma
Mangiare adeguatamente, cioè cibo caldo, adatto alla propria costituzione e in quantità adeguata, bere acqua a sufficienza.
Essere disponibili a dividere con altri la propria ricchezza materiale e spirituale.
Avere pensieri e parole equilibrati e azioni moderate
rispettare gli anziani e i superiori, trattandoli con rispetto ed umiltà
non indulgere alla gratificazione indiscriminata dei propri desideri

Ma non solo, indica anche dieci principi sui quali basare una dieta sana ed equilibrata:

i cibi devono essere caldi (sostanzialmente cotti)
i cibi devono essere gustosi e facili da digerire
devono essere assunti in quantità appropriate, né in eccesso, né in difetto.
Devono essere assunti a stomaco vuoto, dopo che l'ultimo pasto è stato digerito del tutto e non prima (talvolta i cibi impiegano anche 6 ore per essere digeriti)
è necessario che gli alimenti operino insieme e non contrastino tra loro nell'azione che svolgono
hanno bisogno di essere consumati in un ambiente piacevole e con l'attrezzatura adeguata
non si dovrebbe mangiare di fretta
mangiare non dovrebbe essere il protrarsi degli affari
mentre si mangia è bene concentrare la propria attenzione sul cibo
bisogna consumare solo cibo che abbia un valore nutritivo adatto alla propria particolare costituzione, alle proprie caratteristiche mentali ed emotive

Chi sarà ligio nel seguire queste regole avrà una vita sana.

I Panchamahabuta, ovvero i 5 elementi, di cui abbiamo già parlato in occasione della conferenza sui dosha, sono la causa della nascita dell'universo che ci circonda, insieme alla mente, l'anima, il tempo e le direzioni. Ogni sostanza è dunque la combinazione di questi elementi in proporzioni diverse. La matrice base viene provveduta da Prithvi o elemento Terra, le forze coesive leganti da Jala o elemento acqua, le caratteristiche distintive come colore, sensazione, forma e peso, essenziali per la nomenclatura, sono il contributo di Agni, il fuoco, di Vayu o aria, di Akasha o etere.
Se esiste partecipazione dell'anima e della mente, la sostanza viene riconosciuta come Sendrya che significa “di origine organica” come tutti gli esseri viventi. Essendo costanti il tempo e lo spazio, le sostanze che non hanno anima e mente sono considerati Nirindriya, ovvero inorganiche in origine.
Visto che la matrice dell'evoluzione è l'elemento terra, tutte le sostanze che da esso derivano saranno essenziali per la sopravvivenza. Tutti gli alimenti principali sono definiti Parthiva.
Secondo la concezione ayurvedica dei 5 elementi, la struttura delle piante sussiste in una precisa relazione: l'elemento etere, che rappresenta l'energia vitale che anima l'universo, trova corrispondenza nei frutti, l'elemento aria trova corrispondenza nelle foglie delle piante, quindi bietole, lattughe, spinaci, erbe officinali e che favoriscono il dimagrimento, l'elemento fuoco che si manifesta come luce e calore, trova corrispondenza nei fiori e vegetali che maturano in pieno sole, come ad esempio il peperoncino, la paprika, il peperone che attivano la digestione ed il metabolismo, l'elemento terra trova corrispondenza nei tuberi e le radici, ma che anche se hanno poche calorie favoriscono l'aumento di peso, l'elemento acqua che trova corrispondenza nei fusti e nei rami e in tutti i frutti e verdure succosi.
I semi contengono tutti e 5 gli elementi.
L'Ayurveda crede che gli esseri viventi si siano evoluti dal cibo e che anche le malattie insorgono per una dieta scorretta o come risultato di un Agni mal funzionante (il fuoco è l'agente responsabile della digestione del cibo). Una dieta corretta, detta Pathya, è altrettanto, se non più importante, della cura della malattia.
Il corpo umano è composto da tutti e nove i fattori causali, cioè: i 5 elementi, l'anima, la mente, il tempo che viene posto su due livelli, ovvero quello individuale (età cronologica) e quello cosmico, lo spazio.
Per capire meglio: una persona nasce in un determinato punto del tempo ed uno dello spazio. La sua vita si svolge in una direzione temporale obbligata che va dalla nascita alla morte, ma nello stesso tempo è libera di muoversi a piacimento nello spazio.
L'intero universo è composto di forme di vita che, per sopravvivere, si alimentano di sostanze animate e inanimate. Se sarà il cibo giusto il risultato sarà la salute, la longevità ed il piacere, ma se il cibo sarà sbagliato allora avremo il dolore, la malattia e talvolta la morte.
I 5 elementi sono anche i principali fattori dell'insorgere dei Dosha, che come abbiamo visto sono le energie che determinano la costituzione individuale della persona e che presiedono anche al funzionamento dell'organismo stesso. I dosha influenzano la digestione. La digestione avviene ad opera di un agente metabolizzante vero e proprio, ovvero Agni, che rappresenta il fuoco digestivo e che ha sede nello stomaco. Ci sono poi fuochi specifici per i vari tessuti del corpo come ad esempio per il plasma, il sangue, i muscoli, il grasso, le ossa, il midollo, e i tessuti della riproduzione e a livello cellulare per i cinque elementi che come abbiamo visto precedentemente fanno parte del nostro corpo e di ogni cosa esistente. La digestione vera e propria avviene per l'Ayurveda in 3 stadi: il primo avviene nella bocca e nella parte alta del sistema digerente grazie a secrezioni salivari attribuibili a Kapha dosha, e che può definirsi come la digestione dolce. Il secondo stadio avviene nel duodeno con l'assorbimento del liquido nutritivo ad opera di dosha Pitta, ed infine il terzo stadio che si conclude nell'intestino crasso con la dissecazione degli scarti ad opera di Vata. Ogni cosa nell'Universo è costituita dalla combinazione dei 5 elementi, perciò il corpo umano e i cibi hanno la stessa composizione. Esiste quindi una corrispondenza tra l'organismo e l'alimentazione: i cinque elementi presenti in natura vanno ad arricchire, e nutrire gli stessi nel corpo, che come sappiamo, costituiscono i tre dosha, ma non solo. Una corretta alimentazione è necessaria per la corretta formazione dei tessuti vitali che insieme operano per una corretta funzionalità del nostro organismo, che ho nominato precedentemente.
Ogni Dhatu, questo il nome sanscrito dei tessuti corporei, nutre il successivo e sono elencati dal più superficiale al più profondo. Per fare un esempio, una condizione nella quale il sangue è malnutrito è meno seria ed è più facile da curare di una disfunzione nella funzionalità del midollo.
Nella fisiologia dell'Ayurveda una buona alimentazione è necessaria anche per lo scorrere di una buona energia attraverso i canali vitali detti Srotas. Se un canale viene bloccato dai rifiuti derivati da una cattiva digestione, non funzionerà in modo efficiente e potremmo nel tempo sentirci fiacchi, pesanti, demotivati e sempre più ammalati.
Gli esperti di alimentazione ayurvedica considerano i cibi non tanto in base alle loro proprietà, alle calorie ecc..., ma considerano i cibi secondo la loro qualità energetica e il sapore.
Ogni alimento con il quale ci nutriamo altera la nostra attitudine mentale. Siamo naturalmente attratti dai cibi che creano in noi lo stato mentale che desideriamo, rifiutando istintivamente quelli che producono stati d'animo opposti. Alcuni alimenti, come ad esempio i derivati della carne, incoraggiano la prepotenza e spingono la personalità a consumare e dominare sempre più. Altri cibi, in particolare il latte, i cereali, la frutta e le verdure, soddisfano questa brama innaturale aumentando nell'individuo il desiderio di sottomettersi alla volontà della Natura.
I medici ayurvedici quindi non si accostano ai problemi del digerente dal punto di vista di stomaco, colon, fegato, né all'alimentazione in termini di calorie, contenuti proteici o vitaminici dei cibi, bensì secondo i principi base della ormai nota teoria dei dosha e dei cinque elementi. Questi ultimi si manifestano attraverso i sei sapori: se un sapore è presente in eccesso nella dieta, avrà un effetto di accrescimento nei confronti dello stadio di digestione che gli corrisponde. Così il sapore dolce aumenterà il primo stadio, quello acido il secondo e quello amaro il terzo, provocando uno squilibrio dei processi digestivi. Di conseguenza la scelta dei cibi e la corretta alimentazione sono fondamentali nella prevenzione delle malattie.
In rapporto alla digestione gli alimenti si possono classificare in leggeri o pesanti.
La leggerezza o pesantezza di un alimento tanto spesso possono essere modificati dalla cottura o dal metodo di preparazione. Ecco così che una tazza di latte, considerato pesante, diventerà più leggero se scaldato con dello zafferano e il riso che è considerato leggero, diventerà più pesante se cotto nel latte.
Nonostante la cucina ayurvedica sia vegetariana, vengono comunque presi in considerazione anche alimenti come ad esempio la carne, che non fanno parte della tradizione vegetariana e comunque della filosofia ayurvedica, e questo perchè questa scienza medica va incontro alle esigenze di tutti.
Perciò in genere la carne è l'alimento meno digeribile di tutti e quindi può essere considerato pesante, i cibi crudi sono quelli più pesanti di quelli cotti, così come il cibo conservato lo è più di quello fresco.
L'ayurveda consiglia sempre la presenza di cibi sia cotti che crudi nel piatto privilegiando quelli cotti, ma sconsiglia altamente la presenza di cibi leggeri e pesanti nello stesso pasto, così sconsiglia di mischiare avanzi di cibi a cibi freschi, così i cibi molto caldi non vanno accostati a quelli freddi.
I cibi leggeri in Ayurveda aiutano la mente ad integrare corpo, mente e spirito riducendo l'afflusso di sangue durante la digestione. I cibi pesanti richiedono un maggior dispendio di energia per essere digeriti, richiedendo così più sangue, con il risultato di lasciarne meno per il cervello.
Ci si può nutrire di cibi leggeri fino alla sazietà, ovviamente non oltre, mentre è opportuno consumare non più di metà del quantitativo di cibi pesanti che si desidera. Le persone debilitate, ammalate, che conducono una vita sedentaria o che non fanno regolarmente sport, devono assumere, per ogni alimento solido, non più della metà di quanto ne possono contenere, indipendentemente dalla leggerezza, e aggiungervi un quarto di liquidi. L'ultimo quarto restante nello stomaco va lasciato vuoto per consentire un'adeguata miscela di succhi gastrici ed elementi nutritivi.
Per ciò che concerne le tre costituzioni individuali, per Vata sono preferibili pasti a pietanza unica e cibi cotti, come ad esempio minestre, stufati e simili. Ad esempio nello stufato tutti gli ingredienti, come ad esempio cereali, legumi, verdure, perdono la propria individualità e si fondono in un'unica sostanza. Ogni alimento se a sé stante, richiederebbe un diverso tipo di attenzione da parte dell'organismo, e quando i vari alimenti di un pasto lottano nello stomaco per aggiudicarsi tale premura, il risultato è l'indigestione. Propio per tale motivo una corretta combinazione dei cibi riveste maggiore importanza per i soggetti Vata, che sono soggetti a digestione lenta ed irregolare caratterizzata da asciuttezza. Inoltre i pasti unici sono altamente indicati anche nei periodi di malattia, durante la convalescenza e come visto anche nei periodi in cui ci si sottopone al Panchakarma.
La cucina ayurvedica consiglia di evitare tutti quei cibi cucinati in modo scorretto, come ad esempio i cibi poco cotti o addirittura troppo cotti, quelli un po' bruciati o dal gusto un po' sgradevole e invita ad evitare la frittura, poiché è un metodo che va a scompensare l'equilibrio di tutti e tre i dosha, poiché fa aumentare il calore di Pitta, la secchezza di Vata e la pesantezza di Kapha. Non solo, sembrerebbe anche che le pietanze fritte indeboliscano la vista. I cibi considerati caldi o freddi poi influiscono in modi differenti sulla digestione: i primi la stimolano, i secondi la rallentano. Un equilibrio tra essi è ottimale per avere una digestione migliore. L'idea che un cibo possa essere riscaldante o rinfrescante può sembrare estranea, ma è altrettanto facile vedere l'effetto bruciante di un cibo, come ad esempio il peperoncino o quello rinfrescante di un succo di frutta. Anche l'oleosità e la secchezza intervengono nel processo digestivo, questo perchè in generale cibi oleosi favoriscono la lubrificazione del tratto digerente e la secrezione degli elementi digestivi. In eccesso possono essere inibitori, caricando di lavoro eccessivo il fegato e la vescicola biliare. I cibi secchi inibiscono la digestione. Il ghi, gli olii vegetali, i fagioli di soya, verdure e agrumi ricadono tra i primi, mentre cibi come il granoturco, la segale, il miglio e la maggior parte dei legumi e degli ortaggi a foglia scura hanno bisogno di una sorta di idratazione per essere digeriti dalla maggioranza delle persone.
Tutto ciò che noi mangiamo modifica la mente non meno del corpo. Come abbiamo visto in una delle prime conferenze, sono tre gli stati che può assumere la mente umana:
Sattva ovvero uno stato di purezza ed equilibrio in cui la mente discrimina con chiarezza
Rajas ovvero il movimento, in cui l'eccesso di attività mentale indebolisce il discernimento
Tamas o inerzia, in cui il discernimento è indebolito da un'attività mentale insufficiente

Gli alimenti, diciamo guasti, dal sapore pessimo, fermentati (come ad esempio l'acool), conservati troppo a lungo, raffinati, ricchi di zuccheri, contenenti prodotti chimici, stagionati, come i formaggi, cotti con frittura o alla griglia, contenenti olii a lungo promuovono Tamas e sono considerati cibi tamasici. Chi ha cuore della propria salute o vuole perdere peso dovrebbe escluderli completamente dalla propria dieta, perchè a livello, non solo fisico, ma anche mentale, causano pigrizia, portano all'indifferenza nei confronti della salute, ad una mancanza di determinazione, portano all'autodistruzione, alla confusione e all'aggressività.
I cibi ad elevato contenuto proteinico, acidi, pungenti come le spezie, stimolanti ed eccitanti incrementano Rajas e sono perciò cibi rajasici. Questi cibi non sono adatti a tutti e tre tipi di costituzione individuale. Sono assolutamente vietati per le costituzioni Vata e Pitta, ne traggono giovamento i soggetti Kapha. Rientrano in questa categoria i frutti aciduli, i latticini acidi, come ad esempio lo yogurt, le conserve fermentate, le verdure sottaceto o in agrodolce, i lieviti. Fanno parte di questa cibi anche il tè nero, la birra, il caffè e tutte le bevande conteneti anidride carbonica. Le verdure come le carote, le taccole, considerate dolci, diventano rajasiche se condite con spezie piccanti. I testi ayurvedici non sono chiari per quanto riguarda la classificazione della carne, del pesce e delle uova, ma visto da un punto di vista filosofico, possono essere considerati cibi tamasici. Di certo è che chi ne fa uso, non dovrebbe assumerli più di 2 volte a settimana. Tra l'altro, i cibi rajasici sono altamente nutritivi, ma secondo l'ayurveda il nostro corpo richiede almeno 45 ore per digerirli, pensate quindi se mangiati tutti quanto viene rallentata la nostra digestione.
E' evidente quindi che i cibi definiti tamasici e rajasici ostacolano l'integrazione mente-corpo tanto ricercata in Ayurveda, per il benessere dell'uomo.
Sattva, che favorisce appunto tale integrazione, è a sua volta stimolato da cibi sani, provenienti da agricoltura biologica, come cereali, frutta, verdure, legumi. C'è chi aggiungerebbe anche il latte e alcuni tipi di latticini in quest'ultima categoria, ma anche l'Ayurveda è concorde nel limitare l'assunzione di questi ultimi, che invece sono consigliati nella dieta yogica.
L'alimentazione quotidiana dovrebbe essere sattvica al 60 – 80%. Alimentarsi in modo sattvico significa avere un rapporto consapevole con il cibo.

Le abitudini alimentari influiscono sul potere digestivo. Infatti se siamo abituati a mangiare sempre cibo cotto, il giorno in cui introdurremo nella dieta cibi crudi, li scopriremo difficili da digerire, in quanto l'organismo non è abituato a trattarli.
Ci sono però alcune abitudini positive, come ad esempio l'uso regolare di riso, orzo, frumento, orzo, farro e cerali per lo più integrali, fagioli leggeri come quelli Azuki, Mung, o neri, l'uso di Daikon, ravanelli, zenzero, cipolle e aglio, burro chiarificato, salgemma, acqua pura, cioè bollita o contenuta in un contenitore di rame, che si adattano a chiunque abbia una costituzione che glielo consenta. Ad esempio i soggetti Pitta devono evitare un uso smodato di aglio, poiché scalderebbe troppo il corpo.
Nel caso qualcuno sia carnivoro, l'Ayurveda consiglia la selvaggina alla carne da allevamento, anche se è preferibile evitare di mangiarla.
Al contrario gli alimenti che non dovrebbero diventare abituali, perchè troppo pesanti, sono fra gli altri, lo yogurt e formaggi, le carni, le verdure essiccate, le melasse, i cibi molto freddi o molto caldi, troppo saporiti o del tutto insipidi.
Il consumo regolare di carne contribuisce ad elevare il grasso nel corpo, a meno che non si esegua un programma di allenamento fisico quasi spossante. La carne aumenta la velocità più che la resistenza dei muscoli, perciò è altamente sconsigliata per i soggetti Vata e riscalda il corpo, oltre che la mente donando un senso di irrequietezza. Tra l'altro la carne che si consuma oggi, non è più quella di un tempo, ma è di scarsa qualità, satura di antibiotici e farmaci, ricavata da animali ipernutriti che non compiono alcun movimento fisico tale da consentire di espellere Ama, ovvero le tossine accumulate nei tessuti. Inoltre dal punto di vista energetico, il terrore avvertito dall'animale che attende la macellazione e l'odio verso il suo mattante, modifica la composizione della carne stimolando paura e rabbia in chiunque se ne nutra.
Per l'Ayurveda, maggiore è la violenza chiamata in causa dalla scelta del nostro cibo, che si tratti di cibo animale o vegetale, maggiore è la violenza che entra nella nostra vita.
Giacchè, inoltre, i rifiuti della digestione vengono parzialmente espulsi con il sudore, il soggetto che si nutre abitualmente di carne, vive ogni giorno nelle proprie esalazioni, aspirando emozioni negative e proiettandole sugli altri.
Quando 2000 anni fa Charaka, uno dei padri della medicina ayurvedica, scrisse alcuni testi sulla nutrizione, non si riferì a elementi ancora sconosciuti come le vitamine, i minerali, i microelementi. Egli definì piuttosto il valore dei cibi in base al loro sapore e al contenuto energetico.
Il contenuto energetico è importante in ayurveda per determinare se un cibo fa perdere o aumentare peso e come visto è determinato dai cinque elementi. Il sapore indica quali effetti l'alimento avrà sull'organismo.
Secondo l'ayurveda, il sapore è costituito da una serie di componenti diverse. Sperimentiamo un certo sapore quando mettiamo in bocca un seme o un'erba; questa esperienza immediata del gusto e come essa influenza il corpo viene chiamata rasa.
Sulla lingua si trovano circa 10.000 papille gustative, piccole formazioni anatomiche in rilievo che contengono i ricettori del gusto. L'informazione rilevata dalle papille gustative viene immediatamente trasmessa dai nervi al cervello, e chi sta mangiando capisce se la minestra è troppo salata, se la verdura è aromatizzata o il dessert troppo dolce. Questa esperienza è detta Rasa, l'effetto invece che un cibo ha sulla digestione attraverso il sapore è detto Virya. Un cibo con un Virya caldo accresce le funzioni digestive, mentre con un virya freddo le indebolisce.
Il gusto ha anche un effetto più sottile a lungo termine sul corpo e sul metabolismo conosciuto come Vipak. Ognuno dei 6 gusti identificati dall'Ayurveda ha le sue qualità o guna.
Un gusto può essere leggero o pesante, umido o secco e influire sul tipo di effetto che il cibo avrà sul corpo e la mente nell'immediato e a lungo termine. Gusti leggeri sono più facili da digerire, mentre quelli pesanti impiegano più energia.
Gusti umidi hanno un effetto lubrificante sul corpo, mentre dal gusto secco portano alla disidratazione.
Gli alimenti spesso hanno più di un sapore. Alcuni tipi di frutta, per esempio, sono al contempo dolci e acidi, perchè contengono sia il fruttosio sia gli acidi della frutta. Gli agrumi hanno invece un sapore prevalentemente acido, le albicocche dolce, mentre le mele hanno un gusto astringente.
Le verdure ricche di amido sono sempre dolci, ma le patate e il sedano rapa hanno anche un sapore astringente.
Un pasto equilibrato, per l'ayurveda, dovrebbe contenere tutti e sei i sapori, ovvero dolce, salato, amaro, astringente, piccante , acido dando maggior importanza ai gusti piccanti o pungenti, amari e astringenti ed infine acidi salati e dolci. Questo perchè i primi 3 sapori stimolano lo smaltimento dei liquidi e dei grassi e riducono il senso di fame, gli altri deliziano il nostro animo. Proprio questi ultimi vanno assunti in piccole quantità poiché, stimolano l'appetito e fanno ingrassare rapidamente, poiché sono gusti rinfrescanti per il corpo e inibiscono la digestione. Non è necessario mangiare cibi indiani per ottenere un adeguato equilibrio dei gusti, poiché l'Ayurveda offre un mezzo per equilibrare i cibi indipendentemente da un particolare stile culinario e può essere applicata ad un'ampia varietà di diete. L'importante è familiarizzare con l'esperienza del gusto e del suo effetto e scegliere i cibi benefici per la propria costituzione. L'esperienza del gusto è molto importante in Ayurveda, perchè ci spinge a guardarci in profondità e ad aumentare la propria consapevolezza.
Per preservare il più possibile il valore nutritivo degli alimenti, l'ayurveda consiglia di assumere alimenti che non siano stati conservati oltre le 8 ore dal momento del raccolto. Oggigiorno però sappiamo che ciò è praticamente impossibile, perciò dovremmo cercare di acquistare frutta e verdura in quantità tali da essere consumate rapidamente, alcuni tipi di verdure possono essere acquistate anche surgelate, come ad esempio i fagiolini, gli spinaci in foglia, i cavolfiori, i piselli, le carote, purchè non contengano additivi, così come alcuni possono essere acquistati precotti, come le barbabietole, le patate, sempre senza additivi.
L'alimentazione ayurvedica fornisce le proteine, i carboidrati, i grassi, le vitamine e i minerali necessari per la salute ed il benessere del corpo, anche nel caso in cui si stesse seguendo un'alimentazione dimagrante. Ad esempio le verdure dal sapore pungente, amare, astringenti producono un apporto più che sufficiente di vitamine e minerali, i cereali forniscono carboidrati e proteine vegetali, così come i legumi e i derivati dalla soja, la frutta fresca o essiccata assicurano carboidrati, vitamine e sali minerali, il tutto con l'uso in quantità minime di grassi.
Circa la metà dei pasti quotidiani dovrebbe essere costituita da verdure, poiché favoriscono la digestione e la peristalsi intestinale garantendo un senso di sazietà. Andrebbero cotte o leggermente cotte, poiché anche se quelle crude forniscono un apporto superiore di vitamine e minerali, costringono l'organismo ad un superlavoro, questo proprio perchè il nostro stomaco e i nostri intestini non riescono a trasformare completamente le verdure crude, di conseguenza è l'organismo stesso ad eliminare molte delle sostanze nutritive senza averle utilizzate. Chi desidera mangiarle, dovrebbe assumerle nel pasto principale del mezzogiorno. Nonostante ciò piccole porzioni di insalata sono consigliate come antipasto per stimolare la digestione, sempre se condite con olio o salsine. L'ayurveda sconsiglia altamente di aggiungervi il tanto amato pomodoro che non viene tollerato da alcun tipo di costituzione per la sua acidità. L'insalata va evitata la sera, poiché può creare gas e scorie.
Infine l'Ayurveda consiglia sempre di nutrirsi in armonia con le stagioni. Queste influiscono sull'equilibrio o squilibrio delle costituzioni, perciò questi cambiamenti possono essere alleviati o mitigati con avveduti mutamenti nella dieta.
In autunno, sono consigliati cibi più caldi, dolci, aspri e salati per diventare poi pesanti nella stagione invernale. La primavera invece, rappresenta una stagione di mutamenti e di liberazione di energia immagazzinata duranta l'inverno, perciò in questo periodo più che mai è bene assumere cibi leggeri, freschi, amari per aiutare il corpo a detossinare. Durante l'estate si consigliano cibi dal gusto dolce, leggeri, freschi e liquidi.
Alimentarsi in modo ayurvedico può risultare in realtà molto semplice una volta compresa la propria costituzione e imparando i cibi che possono mantenerla in equilibrio.

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