Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



domenica 5 gennaio 2014

IMPRONTE



"L'uomo era morto, rigido, lavato, avvolto in un bianco sudario. Il suo spirito vagava nello strano spazio che fa seguito al tetro tuffo. Aveva appena lasciato una vita, una storia, un mondo.
Mentre veniva inghiottito dalla spirale luminosa che via via gli si materializzava davanti, gli tornò in mente la sua avventura umana. La vide simile a passi che si imprimevano nella sabbia, leggeri quando la vita era semplice o oscillante di gioia, pesanti e profondi nei giorni di sconforto.
Il suo attaccamento a Dio non era mai venuto meno,era vissuto in uno stato di memoria permanente. Non aveva mai dimenticato l'Essere. Perciò il Signore lo aveva accompagnato ovunque. Ne vide le tracce accanto le proprie. Sorrise. Poi, contemplando ancora il suo cammino, si accorse che le doppie tracce non erano costanti. Dio aveva attraversato con lui le sue gioie, ma nei giorni di infelicità, lui, l'essere umano, il pover'uomo, aveva dovuto camminare senza alcuna compagnia.
La sua anima agonizzante si rivolse a Dio:

- Signore, perchè mi hai abbandonato? Vedi come stavo male, com'ero solo!

Dio, sempre accanto a lui rispose:

- Guarda meglio le impronte dei passi: quando eri allegro ti ero accanto, ma quando soffrivi, quando ti sfinivi nell'affrontare le difficoltà del mondo e non ti reggevi più in piedi, ti portavo in braccio!"

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