Qualche giorno fa sono andata a trovare in fiera (Natural Expo di Forlì) una cara amica che si occupa di mandala intessuti. Le sue creazioni sono stupende e finalmente ho potuto sperimentare, pur se in piccolo, questa esperienza imparando anche io a creare il mio mandala a quattro raggi. Divertimento, creatività e...MEDITAZIONE!!
Infatti quest'arte di creare mandala con fili di lana o seta o cotone e bastoncini ha un'origine molto antica e che appartiene a diverse culture, da quella tibetana a quella messicana, e il cui scopo è proprio quello di creare figure intessute che riflettano vibrazioni positive in chi le osserva, ma non solo, la loro creazione è una meditazione vera e propria, poichè come in tutte le arti la mente è concentrata allontanando tutti i pensieri!
Grazie Punam!
La mia creazione non è sicuramente meravigliosa, ma potete visitare quelle di Punam a questo indirizzo http://punambazar.blogspot.it/2014/02/luniverso-dei-magik-mandala.html
Rimarrete sorpresi!!
Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.
- Charaka Samhita Sha. V. 20 -
- Charaka Samhita Sha. V. 20 -
giovedì 27 febbraio 2014
lunedì 24 febbraio 2014
LA FESTA DI MAHA SHIVA RATRI
Il 27 febbraio in India si festeggierà il Maha Shiva Ratri, ovvero la notte spirituale di Shiva, festa considerata la più importante dell'anno.
Maha Shiva Ratri viene “celebrata” nella notte che precede il giorno di luna nuova tra febbraio e marzo, nel mese di Phalguna. In questa occasione gli adoratori di Shiva digiunano per l’intero giorno e vegliano durante la notte.
I Veda affermano: "il Signore Dio Onnipotente ed Onnipresente risiede da sempre - in gran segreto - nel cuore di tutte le creature. Colmo di grazia, bontà ed amore egli offre la liberazione spirituale a tutti gli esseri coscienti, che si rivolgono a Lui con amore”.
I devoti a Shiva, non limitano la loro pratica di adorazione in occasione di Maha Shivaratri, essi realizzano ogni giorno la puja (adorazione fervente) solitamente recandosi nei luoghi di culto. Durante la notte di Shivaratri nell'ashram di Swami Shivananda a Rishikesh (India), i devoti festeggiano seguendo un preciso rituale: digiunano completamente per l’intera giornata, partecipano ad una grande cerimonia spirituale, finalizzata a portare pace e benessere all’umanità, realizzano quasi ininterrottamente il japa yoga con la formula AUM NAMAH SHIVAYA, partecipano per tutta la notte ad una veglia collettiva nel tempio, nella quale ripetono all’unisono il mantra, e contemplano lo Shiva Lingam (fallo di Shiva) per 45 minuti ogni 3 ore.
Come i devoti dell’India, anche noi possiamo vivere appieno questa notte di profonda adorazione, meditando e ricordando che l’obiettivo della nostra pratica spirituale è quello di realizzare qui ed ora il Divino. Meditiamo quindi focalizzandoci con aspirazione sulla cima della testa (descritta nelle antiche scritture come la cima del monte Kailash) nella zona della fontanella, sede del centro di forza supremo Sahasrara, vivendo quanto più possibile l’ineffabile fusione con Shiva, la Coscienza Suprema Divina. Realizzare il digiuno, ci aiuterà a percepire l’estasi della comunione con Shiva, l’onnipresente.
E’ bene in questa notte dimenticare le preoccupazioni della vita quotidiana e le sofferenze passate e presenti. In questa notte, per chi riuscirà a vivere lo stato di fusione con Shiva, basterà chiedere per ricevere.
Maha Shiva Ratri viene “celebrata” nella notte che precede il giorno di luna nuova tra febbraio e marzo, nel mese di Phalguna. In questa occasione gli adoratori di Shiva digiunano per l’intero giorno e vegliano durante la notte.
I Veda affermano: "il Signore Dio Onnipotente ed Onnipresente risiede da sempre - in gran segreto - nel cuore di tutte le creature. Colmo di grazia, bontà ed amore egli offre la liberazione spirituale a tutti gli esseri coscienti, che si rivolgono a Lui con amore”.
I devoti a Shiva, non limitano la loro pratica di adorazione in occasione di Maha Shivaratri, essi realizzano ogni giorno la puja (adorazione fervente) solitamente recandosi nei luoghi di culto. Durante la notte di Shivaratri nell'ashram di Swami Shivananda a Rishikesh (India), i devoti festeggiano seguendo un preciso rituale: digiunano completamente per l’intera giornata, partecipano ad una grande cerimonia spirituale, finalizzata a portare pace e benessere all’umanità, realizzano quasi ininterrottamente il japa yoga con la formula AUM NAMAH SHIVAYA, partecipano per tutta la notte ad una veglia collettiva nel tempio, nella quale ripetono all’unisono il mantra, e contemplano lo Shiva Lingam (fallo di Shiva) per 45 minuti ogni 3 ore.
Come i devoti dell’India, anche noi possiamo vivere appieno questa notte di profonda adorazione, meditando e ricordando che l’obiettivo della nostra pratica spirituale è quello di realizzare qui ed ora il Divino. Meditiamo quindi focalizzandoci con aspirazione sulla cima della testa (descritta nelle antiche scritture come la cima del monte Kailash) nella zona della fontanella, sede del centro di forza supremo Sahasrara, vivendo quanto più possibile l’ineffabile fusione con Shiva, la Coscienza Suprema Divina. Realizzare il digiuno, ci aiuterà a percepire l’estasi della comunione con Shiva, l’onnipresente.
E’ bene in questa notte dimenticare le preoccupazioni della vita quotidiana e le sofferenze passate e presenti. In questa notte, per chi riuscirà a vivere lo stato di fusione con Shiva, basterà chiedere per ricevere.
mercoledì 19 febbraio 2014
LE PROPRIETA' CULINARIE DEL GHEE
Il Ghee è un burro chiarificato prodotto dal comune burro non salato, dopo averlo scaldato a fuoco lento per eliminare la parte acquosa, le proteine e il lattosio. A temperatura ambiente appare moderatamente solido. Il colore è giallo, con tonalità più chiare o più intensamente dorate, secondo il contenuto di caroteni. Questo, a sua volta, dipende da quello che hanno mangiato le mucche. Anche nelle nostre zone, soprattutto nelle regioni di montagna, si fa uso di burro chiarificato (burro fuso), ma il metodo di preparazione indiano è più complesso e conferisce al burro proprietà salutistiche decisamente superiori. Il ghee è un elemento di base della cucina indiana e trova anche applicazione terapeutica. Il ghee è un burro raffinato che viene privato della parte proteica attraverso una lunga cottura. Perciò il ghee si presenta come un grasso adatto per cucinare, ed è facilmente digeribile, molto gustoso e salutare.
Nell'Ayurveda il ghee è una fonte energetica che raccoglie e trasforma le energie sottili del soggetto che lo ingerisce.
Il Ghee è puro grasso al 100%. E’ ricco in acidi grassi saturi. Molti sono a catena corta, che normalmente il corpo utilizza velocemente per scopi energetici e quindi non immagazzina. Sono di facile assorbimento e digeribilità. La restante parte è costituita da acidi grassi monoinsaturi (27%) e acidi grassi polinsaturi (4-5%). Il grado d’assorbimento a livello intestinale è molto alto, circa il 96%, decisamente superiore al normale burro e a tutti gli altri grassi e oli.
Nell'Ayurveda il ghee è una fonte energetica che raccoglie e trasforma le energie sottili del soggetto che lo ingerisce.
Il Ghee è puro grasso al 100%. E’ ricco in acidi grassi saturi. Molti sono a catena corta, che normalmente il corpo utilizza velocemente per scopi energetici e quindi non immagazzina. Sono di facile assorbimento e digeribilità. La restante parte è costituita da acidi grassi monoinsaturi (27%) e acidi grassi polinsaturi (4-5%). Il grado d’assorbimento a livello intestinale è molto alto, circa il 96%, decisamente superiore al normale burro e a tutti gli altri grassi e oli.
Contrariamente alla propaganda della moderna e politicamente corretta dietologia, non bisogna temere nulla dai grassi saturi. Questi forniscono il 50% degli acidi grassi presenti nelle membrane cellulari. Senza di loro, la cellula non avrebbe la necessaria rigidità e non potrebbe sopravvivere, né funzionare adeguatamente. Le nostre cellule scelgono preferibilmente i grassi monoinsaturi e i grassi saturi da incorporare nella loro membrana. I grassi saturi, inoltre, sono fondamentali per la salute delle ossa, abbassano i livelli di Lp(a), un indicatore di rischio cardiovascolare, proteggono il fegato dai danni dell’alcol e altre tossine e sono necessari per l’utilizzo degli acidi grassi essenziali (omega-3 e 6). Il grasso che circonda il cuore è altamente saturo e il cuore stesso “si nutre” volentieri di questi grassi, soprattutto quando è sotto stress. L’acido stearico, grasso saturo presente anche nel Ghee, è uno dei suoi preferiti. Inoltre, gli acidi grassi a catena corta e media, questi ultimi presenti anch’essi nel Ghee, hanno importanti proprietà antimicrobiche intestinali. Un acido saturo a catena corta di estremo interesse che è presente nel Ghee è l’acido butirrico, che è in grado di impedire la trasformazione cancerogena delle cellule del colon. Infine, il Ghee contiene anche le preziosissime vitamine liposolubili (A, D, K, E) e l’acido linoleico coniugato, che ha dimostrato proprietà antitumorali.
domenica 16 febbraio 2014
AYURVEDA TRA MAGIA E SACRALITA'
L'Ayurveda, la scienza della vita, non può essere relegata a una semplice medicina, in quanto è un insieme di conoscenze, come si evince dal suo significato, che ci aiutano a vivere l'intera durata della vita nel modo migliore possibile. Non è solo una medicina quindi, ma anche una filosofia.
La visione ayurvedica si basa su principi universali applicabili ad ogni cultura e tempo: il rapporto tra Macrocosmo e Microscosmo è pressochè presente in tutte le civiltà, in tutte le culture, in tutte le religioni.
Una relazione intima trova fondamento nella teoria dei Panchamahabutha o 5 elementi ETERE, ARIA, FUOCO, ACQUA, TERRA. Questi elementi sono i fattori principali della manifestazione della materia, manifestazione che ritroviamo nel corpo umano sotto forma di dosha: Vata, Pitta, Kapha.
La conoscenza del rapporto tra Macrocosmo e Microcosmo diventa di fondamentale importanza per il concetto di equilibrio in termini salutistici. Solo conoscendo questi due aspetti possiamo trovare il nostro equilibrio interiore ed esteriore. Lo squilibrio nasce infatti proprio dalla dualità, dalla mancanza di unione tra macrocosmo e microcosmo.
L'Ayurveda pone molta enfasi sulla routine giornaliera o dinacharya. Consiglia infatti di alzarsi presto al mattino, possibilmente prima delle 6, abituando così il corpo ad espellere le tossine, svuotare l'intestino, alimentarsi in modo corretto per entrare in contatto diretto con la Natura. Fare esperienza con certe abitudini significa fare esperienza con il microcosmo ed il macrocosmo. Ogni azione ha un senso in quanto legata ai bioritmi della natura.
Nel momento in cui non siamo connessi a tale consapevolezza inizia lo squilibrio che inizia a generare poi disturbi e malattie. Processo che può essere identificato con sei stadi: accumulo, aggravamento, espansione, localizzazione, manifestazione e la differenziazione in cui la malattia si consolida. Filosofia che affonda le sue radici nelle tradizioni spirituali dell'India.
La visione ayurvedica si basa su principi universali applicabili ad ogni cultura e tempo: il rapporto tra Macrocosmo e Microscosmo è pressochè presente in tutte le civiltà, in tutte le culture, in tutte le religioni.
Una relazione intima trova fondamento nella teoria dei Panchamahabutha o 5 elementi ETERE, ARIA, FUOCO, ACQUA, TERRA. Questi elementi sono i fattori principali della manifestazione della materia, manifestazione che ritroviamo nel corpo umano sotto forma di dosha: Vata, Pitta, Kapha.
La conoscenza del rapporto tra Macrocosmo e Microcosmo diventa di fondamentale importanza per il concetto di equilibrio in termini salutistici. Solo conoscendo questi due aspetti possiamo trovare il nostro equilibrio interiore ed esteriore. Lo squilibrio nasce infatti proprio dalla dualità, dalla mancanza di unione tra macrocosmo e microcosmo.
L'Ayurveda pone molta enfasi sulla routine giornaliera o dinacharya. Consiglia infatti di alzarsi presto al mattino, possibilmente prima delle 6, abituando così il corpo ad espellere le tossine, svuotare l'intestino, alimentarsi in modo corretto per entrare in contatto diretto con la Natura. Fare esperienza con certe abitudini significa fare esperienza con il microcosmo ed il macrocosmo. Ogni azione ha un senso in quanto legata ai bioritmi della natura.
Nel momento in cui non siamo connessi a tale consapevolezza inizia lo squilibrio che inizia a generare poi disturbi e malattie. Processo che può essere identificato con sei stadi: accumulo, aggravamento, espansione, localizzazione, manifestazione e la differenziazione in cui la malattia si consolida. Filosofia che affonda le sue radici nelle tradizioni spirituali dell'India.
L'Ayurveda intirviene con tutti gli aspetti riguardanti la medicina dopo una corretta diagnosi medica che avviene, secondo la tradizione, con l'avvalersi di di differenti strumenti diagnostici, come ad esempio l'esame del polso, l'esame della lingua, degli occhi, delle urine, delle feci ecc...
Nell'osservare del paziente lo stesso osservatore deve diventare un canale puro, in quanto la diagnosi avviene secondo la sua percezione visiva e non , paradosso di molti medici occidentali che hanno perso il contatto con un'intima connessione, escludendo la possibilità di valutare come un disagio della mente possa causare problemi e malattie nel corpo.
L'Ayurveda interviene con medicamenti completamente naturali, appartenenti per lo più al regno vegetale, senza escludere rimedi minerali e a volte animali.
Ancora oggi si usa il ghee o burro chiarificato, il miele, il latte, ma anche metalli debitamente purificati e trattati con procedimenti alchemici che nei testi ayurvedici sono chiamati "shodana".
L'Ayurveda riconosce un potere ad ogni prodotto presente in Natura: tutto può essere considerato un
rimedio, ma anche un veleno. Propio per questo i medici ayurvedici si dedicano a lunghi anni di studio e pratica.
Nella tradizione erboristica ayurvedica le piante vengono considerate in tutta la loro potenzialità ed interezza, tanto è che per tradizione esse vengono raccolte secondo precisi rituali, considerati sacri.
Ancora oggi viene chiesto il permesso alla pianta di essere tolta alla sua terra e importanza è rivolta alle stagioni e ai luoghi in cui vengono raccolte. La loro raccolta è accompagnata da canti sacri e mantra.
Nell'osservare del paziente lo stesso osservatore deve diventare un canale puro, in quanto la diagnosi avviene secondo la sua percezione visiva e non , paradosso di molti medici occidentali che hanno perso il contatto con un'intima connessione, escludendo la possibilità di valutare come un disagio della mente possa causare problemi e malattie nel corpo.
L'Ayurveda interviene con medicamenti completamente naturali, appartenenti per lo più al regno vegetale, senza escludere rimedi minerali e a volte animali.
Ancora oggi si usa il ghee o burro chiarificato, il miele, il latte, ma anche metalli debitamente purificati e trattati con procedimenti alchemici che nei testi ayurvedici sono chiamati "shodana".
L'Ayurveda riconosce un potere ad ogni prodotto presente in Natura: tutto può essere considerato un
rimedio, ma anche un veleno. Propio per questo i medici ayurvedici si dedicano a lunghi anni di studio e pratica.
Nella tradizione erboristica ayurvedica le piante vengono considerate in tutta la loro potenzialità ed interezza, tanto è che per tradizione esse vengono raccolte secondo precisi rituali, considerati sacri.
Ancora oggi viene chiesto il permesso alla pianta di essere tolta alla sua terra e importanza è rivolta alle stagioni e ai luoghi in cui vengono raccolte. La loro raccolta è accompagnata da canti sacri e mantra.
L'uso di questi suoni sacri accompagna ogni aspetto terapeutico ayurvedico e questo perchè, l'anatomia ayurvedica è consapevole del fatto che non siamo solo un corpo fisico, ma anche energetico. Il mantra infatti è principalmente vibrazione ed è fondamentale nelle guarigioni spirituali e mentali. Essi infondono pace, armonia, conoscenza intuitiva, percezione e fiducia in se stessi e negli altri. Ogni massaggio e trattamento ayurvedico inizia con un mantra dove viene richiesta la protezione di Dio, in particolare del Dio Dhanvantari.
Un terapeuta o un medico che si appresta ad eseguire un trattamento dovrà essere in perfetto equilibrio psicofisico per non trasemettere al paziente eventuali malesseri che gli appartengono. La richiesta di aiuto ad una divinità, attraverso i mantra serve anche a mantenere questo equilibrio.
L'Ayurveda rappresenta un'importante sistema di prevenzione e non solo di cura della malattia e ciò perchè la salute non è intesa solo come un'assenza di malattia, ma uno stato di benessere a tutto tondo: mentale, fisico, sociale ecc...
Comprendendo le radici della malattia o degli squilibri si può intervenire così attraverso medicamenti, trattamenti, alimentazione ed l'instaurazione di uno stile di vita corretto, coltivando la virtù della pazienza.
L'ayurveda è una vera e propria danza cosmica all'interno di se stessi, che ci mette in comunicazione diretta con l'Universo abbattendo le porte della dualità.
L'Ayurveda rappresenta un'importante sistema di prevenzione e non solo di cura della malattia e ciò perchè la salute non è intesa solo come un'assenza di malattia, ma uno stato di benessere a tutto tondo: mentale, fisico, sociale ecc...
Comprendendo le radici della malattia o degli squilibri si può intervenire così attraverso medicamenti, trattamenti, alimentazione ed l'instaurazione di uno stile di vita corretto, coltivando la virtù della pazienza.
L'ayurveda è una vera e propria danza cosmica all'interno di se stessi, che ci mette in comunicazione diretta con l'Universo abbattendo le porte della dualità.
" Occorre curare il malato prima che lo diventi..." - Saggezza cinese
mercoledì 12 febbraio 2014
I RASA: i gusti che curano
L'India è magica, unica...e questo perchè luoghi, odori, colori e sapori sono tutti avvolti da un'aurea di sacralità. Sacralità per lo spirito, ma anche per il corpo. E' proprio da questo rispetto per il nostro tempio che nasce l'attenzione verso un'alimentazione consapevole in grado di mantenerci sani ed in equilibrio attraverso la semplice conoscenza dei sapori o rasa.
Essi sono in grado di influenzare l'equilibrio dei nostri dosha. Un maestro indiano diceva: " Non ha importanza ciò che si mangia, ma quel che si digerisce" e sono proprio i rasa a stabilire se un cibo è digeribile o meno in accordo con il proprio dosha.
Un menù ayurvedico rispetta sempre le necessità della persona e i singoli ingredienti e portate armonizzano sempre tra loro i colori, i sapori, la consistenza. Un cibo sano è gradevole nell'odore e nel gusto, stimola l'appetito e comprende tutti e sei i sapori fondamentali.
L'ayurveda attribuisce un'enorme importanza al loro ruolo nell'alimentazione, poichè definiscono inequivocabilmente una carenza o uno squilibrio psicofisico, ma sono importantissimi anche nella scelta di erbe e spezie come integratori curativi. Ogni gusto svolge un'azione specifica e ha un determinato significato dal punto di vista della stimolazione dei succhi gastrici e dell'apparato digerente, svolgendo una potente azione sul nostro equilibrio fisico e mentale.
I gusti vengono sperimentati quando mettiamo in bocca un cibo. L'esperienza immediata di quel gusto e come essa agisce sul corpo è detta Rasa. Ogni rasa possiede un Virya, ovvero l'effetto che ogni gusto ha sulla digestione. Esiste anche un effetto più sottile del gusto, detto Vipak, l'effetto post-digestivo che si ha sul lungo termine e che influenza il nostro metabolismo.
Secondo l’Ayurveda esistono sei tipi di gusto o rasa. Un rasa può essere leggero o pesante, umido o asciutto. I gusti leggeri favoriscono la digestione, mentre quelli pesanti richiedono più energia al corpo per essere assimilati.
I sei gusti sono:
Essi sono in grado di influenzare l'equilibrio dei nostri dosha. Un maestro indiano diceva: " Non ha importanza ciò che si mangia, ma quel che si digerisce" e sono proprio i rasa a stabilire se un cibo è digeribile o meno in accordo con il proprio dosha.
Un menù ayurvedico rispetta sempre le necessità della persona e i singoli ingredienti e portate armonizzano sempre tra loro i colori, i sapori, la consistenza. Un cibo sano è gradevole nell'odore e nel gusto, stimola l'appetito e comprende tutti e sei i sapori fondamentali.
L'ayurveda attribuisce un'enorme importanza al loro ruolo nell'alimentazione, poichè definiscono inequivocabilmente una carenza o uno squilibrio psicofisico, ma sono importantissimi anche nella scelta di erbe e spezie come integratori curativi. Ogni gusto svolge un'azione specifica e ha un determinato significato dal punto di vista della stimolazione dei succhi gastrici e dell'apparato digerente, svolgendo una potente azione sul nostro equilibrio fisico e mentale.
I gusti vengono sperimentati quando mettiamo in bocca un cibo. L'esperienza immediata di quel gusto e come essa agisce sul corpo è detta Rasa. Ogni rasa possiede un Virya, ovvero l'effetto che ogni gusto ha sulla digestione. Esiste anche un effetto più sottile del gusto, detto Vipak, l'effetto post-digestivo che si ha sul lungo termine e che influenza il nostro metabolismo.
Secondo l’Ayurveda esistono sei tipi di gusto o rasa. Un rasa può essere leggero o pesante, umido o asciutto. I gusti leggeri favoriscono la digestione, mentre quelli pesanti richiedono più energia al corpo per essere assimilati.
I sei gusti sono:
- aspro,
- salato,
- pungente,
- amaro,
- astringente e
- dolce.
Secondo l’Ayurveda è consigliabile inserire nella dieta di ogni persona cibi che contengano tutti e sei i rasa perché se opportunamente combinati producono una dieta equilibrata. L’eccessivo consumo di uno qualsiasi di essi può dare effetti nocivi.
La percezione di tutti i gusti affina i sensi, stimola gli organi e soddisfa l'organismo, e questo vale soprattutto per il pasto di mezzogiorno. In caso di malattia. di disturbo dei dosha o di dieta, i sapori possono essere anche introdotti separatamente o a livello terapeutico.
Particolarmente stimolanti per Vata sono i gusti dolce, salato, aspro e piccante. Pittà è positivamente influenzato dai gusti dolce, amaro e astringente, mentre Kapha dai gusti amaro, piccante e astringente.
I sapori influenzano il corpo, ma anche la mente.
LE PROPRIETA' DELLE LENTICCHIE ROSSE
I legumi, serviti con cereali, costituiscono l'alimento principale per molti piatti in tutte le parti del mondo. Nell'Ayurveda sono usati sia per purificare che per dare struttura al corpo.
Non solo contengono pochi grassi e sono ricchi di fibre, ma forniscono anche una significativa quantità di proteine, ferro, vitamine del gruppo B e sali minerali.
LE LENTICCHIE ROSSE
Non solo contengono pochi grassi e sono ricchi di fibre, ma forniscono anche una significativa quantità di proteine, ferro, vitamine del gruppo B e sali minerali.
LE LENTICCHIE ROSSE
Un cibo che evoca le feste
Le lenticchie rosse, alimento simbolo delle feste e dei mesi invernali, sono un cibo ideale per numerose ragioni: come tutti i legumi sono ricchissime di proteine vegetali e costituiscono un’alternativa agli alimenti proteici di origine animale. Le lenticchie, proprio grazie alla loro composizione bilanciata di carboidrati, fibre e proteine, aiutano a tenere sotto controllo la glicemia nel sangue e quindi l’insulina, che serve appunto a metabolizzare gli zuccheri: quest’ormone, se presente in eccessive quantità, causa accumulo di adipe e predispone a stati infiammatori e diabete.
Combattono anche la stipsi
Costituiscono un’ottima alternativa alla carne, perché ricche di proteine vegetali (20-22%) interamente assimilabili dall’organismo e sono facilmente digeribili. In più, hanno circa il 45-50% di carboidrati complessi, buone quantità di fibre (circa 12-14 g per 100 g di prodotto secco) che regolano l’intestino, e contengono micronutrienti (ferro, fosforo, potassio e vitamine del gruppo B) che sono un ottimo “carburante” metabolico. Le calorie sono circa 300 g per 100 g di prodotto.
Quelle decorticate sono povere di grassi
Le lenticchie rosse presentano anche molti vantaggi “culinari”: si cuociono in fretta, di norma non richiedono ammollo e sono molto versatili, prestandosi a essere usate (con verdure o cereali) per numerosi piatti graditi ai anche ai più piccoli, come creme, vellutate e crocchette. Si trovano in commercio quasi sempre “decorticate”, ovvero prive della cuticola esterna, la parte più ricca di cellulosa. In questo modo sono più digeribili e non causano fermentazioni intestinali.
Tra le molte virtù delle lenticchie rosse c'è il fatto che contengono pochissimi grassi (tra l’altro insaturi, cioè quelli buoni ricchi di Omega 3) e che sono totalmente prive di colesterolo. Sono perciò più che adatte per una dieta bilanciata per tutti.
Sono ricche di calcio e sono perciò molto indicate nel periodo della menopausa come cura preventiva all'osteoporosi.
Sono particolarmente utili e ricostituenti per Vata e vengono usate in piccole quantità durante le ultime fasi di convalescenza. Sono spesso affiancate dal cumino e l'assafetida che le rendono maggiormente digeribili anche se di per sè, le lenticchie rosse sono più digeribili di quelle nere.
In India vengono spesso usate per il famoso piatto noto come Dhal.
Le lenticchie hanno un rasa astringente e perciò si ritiene siano sedativi delle mucose infiammanti, stimolanti, e prosciuganti.
In Ayurveda sono più indicate a pacificare i dosha Vata e Kapha, per Pitta sono preferibili le lenticchie nere.
Le lenticchie rosse, alimento simbolo delle feste e dei mesi invernali, sono un cibo ideale per numerose ragioni: come tutti i legumi sono ricchissime di proteine vegetali e costituiscono un’alternativa agli alimenti proteici di origine animale. Le lenticchie, proprio grazie alla loro composizione bilanciata di carboidrati, fibre e proteine, aiutano a tenere sotto controllo la glicemia nel sangue e quindi l’insulina, che serve appunto a metabolizzare gli zuccheri: quest’ormone, se presente in eccessive quantità, causa accumulo di adipe e predispone a stati infiammatori e diabete.
Combattono anche la stipsi
Costituiscono un’ottima alternativa alla carne, perché ricche di proteine vegetali (20-22%) interamente assimilabili dall’organismo e sono facilmente digeribili. In più, hanno circa il 45-50% di carboidrati complessi, buone quantità di fibre (circa 12-14 g per 100 g di prodotto secco) che regolano l’intestino, e contengono micronutrienti (ferro, fosforo, potassio e vitamine del gruppo B) che sono un ottimo “carburante” metabolico. Le calorie sono circa 300 g per 100 g di prodotto.
Quelle decorticate sono povere di grassi
Le lenticchie rosse presentano anche molti vantaggi “culinari”: si cuociono in fretta, di norma non richiedono ammollo e sono molto versatili, prestandosi a essere usate (con verdure o cereali) per numerosi piatti graditi ai anche ai più piccoli, come creme, vellutate e crocchette. Si trovano in commercio quasi sempre “decorticate”, ovvero prive della cuticola esterna, la parte più ricca di cellulosa. In questo modo sono più digeribili e non causano fermentazioni intestinali.
Tra le molte virtù delle lenticchie rosse c'è il fatto che contengono pochissimi grassi (tra l’altro insaturi, cioè quelli buoni ricchi di Omega 3) e che sono totalmente prive di colesterolo. Sono perciò più che adatte per una dieta bilanciata per tutti.
Sono ricche di calcio e sono perciò molto indicate nel periodo della menopausa come cura preventiva all'osteoporosi.
Sono particolarmente utili e ricostituenti per Vata e vengono usate in piccole quantità durante le ultime fasi di convalescenza. Sono spesso affiancate dal cumino e l'assafetida che le rendono maggiormente digeribili anche se di per sè, le lenticchie rosse sono più digeribili di quelle nere.
In India vengono spesso usate per il famoso piatto noto come Dhal.
Le lenticchie hanno un rasa astringente e perciò si ritiene siano sedativi delle mucose infiammanti, stimolanti, e prosciuganti.
In Ayurveda sono più indicate a pacificare i dosha Vata e Kapha, per Pitta sono preferibili le lenticchie nere.
SEI OLI ESSENZIALI PER LA CURA DELLA TUA PELLE!
Non c'è via di scampo al fatto che inesorabilmente ogni anno che passa invecchiamo, la nostra pelle cambia. Ma gli oli essenziali possono venirci in aiuto impedendo allo scorrere del tempo di prendere il sopravvento su di noi.
Anche se sei giovane, la pelle va sempre curata e come si suol dire prevenire è sempre meglio che curare...
Perciò ecco un dono da parte di Madre Natura per un trattamento antirughe adatto anche alle più giovani:
OLIO ESSENZIALE DI CAMOMILLA BLU 3 gocce
OLIO ESSENZIALE DI CAROTA 1 goccia
OLIO ESSENZIALE DI FINOCCHIO 5 gocce
OLIO ESSENZIALE DI GERANIO 8 gocce
OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA 5 gocce
OLIO ESSENZIALE DI NEROLI 8 gocce
Diluisci gli oli in 30 ml di olio di mandorla o albicocca o jojoba e usalo tutte le sere su viso, collo e petto
lunedì 10 febbraio 2014
AGNI E DIGESTIONE: il potere del fuoco divino
Per la cultura indo-vedica, Agni è il più importante degli Dei terrestri. I testi vedici riconoscono il fuoco ovunque nell'Universo ed Agni rappresenta proprio la sua luce, il Sole, il fuoco terrestre, il fulmine e prende molteplici forme nascoste e manifeste.
Nel
Rig-Veda è conosciuto con l'epiteto di Vaishvarara,
ovvero “colui che appartiene a tutti
gli uomini”.
E'
il dio mediatore per antonomasia, colui che trasforma i doni dell'uomo,
attraverso il sacrificio domestico, in offerta agli Dei.
Il
carattere di mediatore è dovuto alla sua triplice essenza: cosmica, divina e
umana e media in quanto partecipe di ogni dimensione.
Agni
catalizza il passaggio tra la luce ed il buio, la notte ed il giorno, la
primavera e l'estate, l'autunno e l'inverno.
E'
Surya, il sole, il calore e l'essenza stessa della vita, ed è Tapas, ovvero
l'ardore creativo, la luce della conoscenza.
Rappresenta
una sorta di purificazione, perciò è ciò che bruciando le impurità eleva l'uomo
al divino.
In
Occidente il fuoco sacro, chiamato Ignis era mantenuto sempre acceso dalle
Vestali nell'antica Roma, mentre i Greci recavano seco il sacro fuoco di
Hestia.
Il
concetto di Agni è quanto mai vasto ed ha implicazioni importantissime per
quanto riguarda la salute dell'individuo secondo la logica dell'Ayurveda.
Di
fatto Agni è il componente fondamentale della vita: l'ordine nel creato viene
mantenuto proprio grazie alla sua capacità di catalizzare la conversione di una
cosa nell'altra. Questo è anche il senso profondo del sacrificio così come era
inteso in epoca vedica, ma è anche il senso del sacrificio che compiamo ogni
giorno quando prepariamo il cibo e lo mangiamo: è questo il sacrificio
quotidiano che consente di mantenere l'ordine nel microcosmo uomo.
Come
nelle caste indù, onoriamo Agni con cibo untuoso per facilitare la digestione,
caldo per mantenerlo sempre acceso.
In
Ayurveda Agni ha la funzione calda e corrosiva del fuoco che è quella di
trasformare il cibo, renderlo assimilabile per poterlo assorbire e distribuire
a tutto il corpo.
Se
osserviamo bene, il processo digestivo si comporta proprio seguendo le fasce
orarie più calde in concomitanza con l'innalzamento del sole, per questo si
consiglia sempre di assumere la maggior quantità di cibo entro il mezzogiorno,
poiché la digestione è più efficace al mattino, per diminuire poi alla sera.
La
digestione richiede energia, ma se questa è debole o disturbata, si possono
presentare disagi come dolori addominali, dissenteria o costipazione,
provocando talvolta letargia, mal di testa, irritabilità, bassa concentrazione,
insonnia e l'abbassamento delle difese immunitarie.
E'
chiaro quindi che la causa principale della malattia ha proprio origine
nell'indebolimento del fuoco, quello della digestione.
Cita
infatti Charaka: “ un fuoco difettoso
porta al cattivo funzionamento del fuoco dei tessuti che a loro volta creano
tossine nel tratto gastrointestinale e determinano una sintesi carente dei
tessuti corporei. Questa aumenta la produzione dei mala, ovvero gli elementi di
scarto del corpo, e lo squilibrio dei dosha dannosi per lo stesso”.
giovedì 6 febbraio 2014
MARMA ABHYANGAM Il massaggio del guerriero
Il PRANA, l'energia di Vata dosha, è la fonte primaria della salute fisica ed energetica. La medicina ayurvedica offre a tal proposito un meraviglioso sistema terapeutico che permette proprio di lavorare direttamente con questo principio bio-energetico: la Terapia dei Marma.
Tutte le terapie ayurvediche partono dalla considerazione del Prana del paziente tentando di stabilizzarne le funzioni attraverso i tre dosha.
La Terapia dei Marma è il metodo più diretto per armonizzare il Prana nel corpo fisico. Questo metodo è fondamentale nel processo di cura personale e di autoguarigione e viene impiegata soprattutto per disturbi e patologie per lo più psicosomatiche.
L'utilizzo dei punti di pressione nel massaggio e nell'agopuntura è ormai ampiamente conosciuto, soprattutto nella medicina naturale.
La medicina ayurvedica chiama questi punti di pressione Marma, che significa "vulnerabile" o "sensibile".
I punti marma provengono in realtà da un'antica tradizone guerriera, quella del Kalari, arti marziali che usavano i guerrieri in battaglia e tipica dell'India del sud.
Le arti marziali spiegano come colpire questi punti, appunto vulnerabili, con forza e con precisione al fine di respingere l'attaccante.
L'esistenza di queste aree vitali dimostra che il corpo non è solo una massa fisica, ma anche un intricato campo energetico da cui possiamo controllare i processi fisiologici, ma anche psicologici.
Possiamo definire i marma come l'insieme di una "fisiologia sacra" che traccia la mappa del nostro corpo in base a correnti energetiche e punti di potere.
Quando sono manipolati i marma possono alterare tanto la funzione organica quanto la condizione strutturale del corpo apportando benefici cambiamenti. Questi punti possono includere organi vitali, ma anche ossa o articolazioni.
E' proprio in questi punti che si accumulano tossine fisiche e mentali, stress ed emozioni negative, che possono anche essere trattenute per anni. La malattia si riflette in questi punti tramite gonfiori, dolori, blocchi.
La loro stimolazione ne permette lo sblocco portando così beneficio psichico e fisico.
Talvolta la stimolazione dei punti marma può essere affiancata all'uso dei mantra o alla stimolazione con pietre preziose.
E' possibile che la Medicina Tradizonale Cinese abbia adattato alcuni aspetti della Terapia dei Marma a partire dalla medicina ayurvedica, proprio per i suoi punti in comune con l'agopuntura o la moxa.
Durata del trattamento circa 90 minuti.
Per info medicinaperlanima@hotmail.it
Tutte le terapie ayurvediche partono dalla considerazione del Prana del paziente tentando di stabilizzarne le funzioni attraverso i tre dosha.
La Terapia dei Marma è il metodo più diretto per armonizzare il Prana nel corpo fisico. Questo metodo è fondamentale nel processo di cura personale e di autoguarigione e viene impiegata soprattutto per disturbi e patologie per lo più psicosomatiche.
L'utilizzo dei punti di pressione nel massaggio e nell'agopuntura è ormai ampiamente conosciuto, soprattutto nella medicina naturale.
La medicina ayurvedica chiama questi punti di pressione Marma, che significa "vulnerabile" o "sensibile".
I punti marma provengono in realtà da un'antica tradizone guerriera, quella del Kalari, arti marziali che usavano i guerrieri in battaglia e tipica dell'India del sud.
Le arti marziali spiegano come colpire questi punti, appunto vulnerabili, con forza e con precisione al fine di respingere l'attaccante.
L'esistenza di queste aree vitali dimostra che il corpo non è solo una massa fisica, ma anche un intricato campo energetico da cui possiamo controllare i processi fisiologici, ma anche psicologici.
Possiamo definire i marma come l'insieme di una "fisiologia sacra" che traccia la mappa del nostro corpo in base a correnti energetiche e punti di potere.
Quando sono manipolati i marma possono alterare tanto la funzione organica quanto la condizione strutturale del corpo apportando benefici cambiamenti. Questi punti possono includere organi vitali, ma anche ossa o articolazioni.
E' proprio in questi punti che si accumulano tossine fisiche e mentali, stress ed emozioni negative, che possono anche essere trattenute per anni. La malattia si riflette in questi punti tramite gonfiori, dolori, blocchi.
La loro stimolazione ne permette lo sblocco portando così beneficio psichico e fisico.
Talvolta la stimolazione dei punti marma può essere affiancata all'uso dei mantra o alla stimolazione con pietre preziose.
E' possibile che la Medicina Tradizonale Cinese abbia adattato alcuni aspetti della Terapia dei Marma a partire dalla medicina ayurvedica, proprio per i suoi punti in comune con l'agopuntura o la moxa.
Durata del trattamento circa 90 minuti.
Per info medicinaperlanima@hotmail.it
mercoledì 5 febbraio 2014
IL NEEM : IL DONO DI DIO ALL'UMANITA'
“Una figlia voleva fare un lungo viaggio ma la mamma, pur non condividendo, viste le insistenze, acconsentì ad una condizione: nel viaggio di andata la figlia avrebbe dovuto dormire sotto un albero di Tamarindo (mitologicamente vi vivono i demoni), mentre nel viaggio di ritorno avrebbe dovuto dormire sotto un albero di Neem.
Al quarto giorno di viaggio, dopo aver dormito sotto un albero di Tamarindo, la giovane fu colta da febbre e si ammalò; non potendo proseguire, decise di tornare. Nel viaggio di ritorno, come promesso, dormì sotto l’albero di Neem ed al terzo giorno era guarita”.
- Leggenda indiana
E’ nativo dell’India sub continentale ma si trova in altre aree tropicali e sub-tropicali ed e membro della famiglia degli alberi Mogano. Essendo un sempre verde è raramente spoglio quindi garantisce ombra tutto l’anno nei climi caldi e fiorisce abbondantemente durante la primavera.
Il Neem appartiene alla tradizione ayurvedica da millenni. I primi scritti medici Sanscriti insegnano che ogni parte dell'albero (foglie, corteccia, legno, radici, polpa dei frutti, fiori) contiene sostanze con effetti medicamentosi. Ed è per questo che in India l'albero del Neem è chiamato in modo affettuoso "la farmacia del villaggio".
L’essere umano ha cercato per molti anni di fortificare la sua salute e di curare varie malattie con rimedi naturali. Mentre rimedi come il Giseng ed Echinacea sono molti conosciuti, la ricerca ha dimostrato che il Neem ha una gamma maggiori di usi di qualsiasi altra pianta. Il Neem è stato largamente usato nei rimedi per il benessere e di bellezza per molti secoli. La prima testimonianza del suo uso risale a 4500 anni fa, ancor prima che gli antichi erboristi scoprissero i benefici del Salice, Timo, Mirra e Pino.
Per la medicina occidentale, l’introduzione del Neem avviene quando i ricercatori tedeschi scoprirono l’efficacia di molti composti nel Neem ed iniziarono ad utilizzarlo come ingrediente chiave in molti prodotti soprattutto cosmetici. Questo fu l’inizio di un interesse mondiale nell’esplorare i benefici di una così antica pianta.
Con una vasta applicazione, gli estratti del Neem sono usati nelle creme per combattere le infezioni, nel dentifricio per le proprietà anitsettiche , la risultante è la riduzione delle carie e la guarigione dei disturbi gengivali. Il Neem nei saponi con la sue proprietà anti-batteriche rinfresca la pelle, nello shampoo come anti-pidocchio controlla la forfora e il prurito della cute, quando viene mischiato in parti uguali con acqua e olii vegetali aiuta a mantenere i capelli sani e brillanti. L’olio di Neem inoltre, è curativo come pediluvio, per il piede d’atleta.
LA CURCUMA
"L'alimentazione ayurvedica si basa su una
conoscenza di almeno 5000 anni fa, che integra armoniosamente
salute, alimentazione, benessere ed equilibrio tra mente, corpo e
spirito. Una dieta bilanciata, nella tradizione ayurvedica, non si
esprime in termini di grassi, carboidrati, proteine, calorie;
bensì tessuti del corpo, livelli idrici e salini,
gunas (o proprietà dei cibi), dosha
(energia vitale), rasas (gusti, qualità dei cibi) e
sadhana (l’assimilazione da parte del corpo, a seconda del
proprio organismo)".
La curcuma è una pianta erbacea perenne di colore giallo il cui nome deriva dall'arabo "kurkum" ed è prodotta in Cina, Indonesia, India, Costa Rica ed Hawai dove è chiamata "holena" ed è alla base di tutta la medicina tradizionale, ma è l'India il primo produttore al mondo di questa radice.
Botanicamente
parlando, la curcuma appartiene alla famiglia delle Zingiberacee. La
Curcuma longa, è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia dello
zenzero. Si tratta di piante
erbacee, perenni, dotate di rizoma e coltivate prevalentemente nelle
regioni tropicali. La pianta della curcuma è caratterizzata da foglie
lunghe a forma ovale, mentre i fiori sono raccolti in spighe. Il suo
nome deriva dalla lingua persiana-indiana e precisamente dalla parola
Kour Koum, che significa zafferano; infatti la Curcuma è anche nota col
nome di Zafferano delle Indie.Il suo colore giallo è dovuto alla curcumina, un
antiossidante dotato di spiccate virtù antinvecchiamento;
nell'etno-medicina è l'antinfiammatorio per eccellenza, purifica il
sangue, protegge il fegato, facilita la digestione e attiva il metabolismo.
Uno studio statunitense dimostra che questa radice frena la crescita del melanoma (un tumore della pelle) e favorisce l'apoptosi (la morte, cioè, delle cellule tumorali): di ricercatori del New Jersey ha proposto l'impiego della spezia anche per la cura del tumore alla prostata, questo effetto benefico sarebbe tanto più evidente quando associato alle virtù di una sostanza (il fenetil isotiocianato) presente in verdure come i broccoli, la rapa, il cavolfiore.
Altri esami di laboratorio condotti dai ricercatori del CNR di Catania e dall'Università di Pavia assieme agli statunitensi del Chemical College di New York hanno confermato le qualità benefiche degli antiossidanti contenuti nella curcuma che sembrano contrastare lo sviluppo di disordini neurodegenerativi legati all'invecchiamento del cervello, come l'Alzheimer. E' stato osservato che nei luoghi dove il consumo della spezia è maggiore l'incidenza di sindromi come il Parkinson e l'Alzheimer appunto è ridottissima ed è inversamente proporzionale al consumo della curcuma. Proprio il pigmento giallo della curcumina sembra abbia proprietà neuroprotettive che incrementano la produzione di proteine che prevengono questi mali.
Tra l'altro la medicina ayurvedica impiega già da millenni questa spezia per la cura delle patologie legate al sistema nervoso.
La curcuma è una pianta erbacea perenne di colore giallo il cui nome deriva dall'arabo "kurkum" ed è prodotta in Cina, Indonesia, India, Costa Rica ed Hawai dove è chiamata "holena" ed è alla base di tutta la medicina tradizionale, ma è l'India il primo produttore al mondo di questa radice.
In India è conosciuta ed utilizzata da almeno 5.000 anni, sia in
Ayurveda che nella tradizione popolare come spezia e anche colorante.
Uno studio statunitense dimostra che questa radice frena la crescita del melanoma (un tumore della pelle) e favorisce l'apoptosi (la morte, cioè, delle cellule tumorali): di ricercatori del New Jersey ha proposto l'impiego della spezia anche per la cura del tumore alla prostata, questo effetto benefico sarebbe tanto più evidente quando associato alle virtù di una sostanza (il fenetil isotiocianato) presente in verdure come i broccoli, la rapa, il cavolfiore.
Altri esami di laboratorio condotti dai ricercatori del CNR di Catania e dall'Università di Pavia assieme agli statunitensi del Chemical College di New York hanno confermato le qualità benefiche degli antiossidanti contenuti nella curcuma che sembrano contrastare lo sviluppo di disordini neurodegenerativi legati all'invecchiamento del cervello, come l'Alzheimer. E' stato osservato che nei luoghi dove il consumo della spezia è maggiore l'incidenza di sindromi come il Parkinson e l'Alzheimer appunto è ridottissima ed è inversamente proporzionale al consumo della curcuma. Proprio il pigmento giallo della curcumina sembra abbia proprietà neuroprotettive che incrementano la produzione di proteine che prevengono questi mali.
Tra l'altro la medicina ayurvedica impiega già da millenni questa spezia per la cura delle patologie legate al sistema nervoso.
martedì 4 febbraio 2014
FEBBRAIO...LA FESTA DI SRI-PANCHAMI
Non esiste dicotomia tra sacro e secolare e le feste ne sono una testimonianza importante. Il sentimento della popolazione indiana viene accresciuta da un'esuberante celebrazione della vita. Colori e processioni si mescolano con il rituale, il divertimento con il culto, le feste religiose diventano un'occasione per incontrarsi, per combinare matrimoni, acquistare qualche oggetto o per gustare delizie.
Gran parte degli eventi religiosi dell'India riguardano l'Induismo con la sua miriade di divinità, culti e leggende ed è proprio nel mese di febbraio che si festeggia il giorno di SRI-PANCHAMI, quest'anno il 4 febbraio precisamente.
Nel quinto giorno di luna crescente nel mese di Magha (gennaio/febbraio) si celebra l'arrivo della primavera indiana in onore della Dea Saraswati, ovvero la dea della parola, della cultura e delle arti, nell'atto di suonare il liuto.
La Natura si risveglia esprimendo la grazia e la bellezza della dea Madre, intelligenza cosmica, espressione della conoscenza. A lei si deve il dono della parola agli uomini. La dea indossa solitamente un sari bianco, ad indicare la purezza, con bordi rossi che rappresentano il raggiungimento dei desideri e la voglia di vivere. Al collo porta un Mala (collana per la preghiera) di Tulsi, il basilico sacro, che rappresenta la volontà e la perseveranza della dea nel vivere la Bhakti. Con una mano sorregge il libro sacro dei Veda, simbolo della saggezza induista e dal quale nascono le 64 forme d'arte. Cavalca un cigno bianco rappresentazione del Sattva Guna, la purezza e la discriminazione filosofica.
La dea che è associata solitamente al colore bianco, prende, durante la primavera, le colorazioni del giallo, colore che più si associa all'arrivo di questa stagione, come simbolo di apertura e di amore verso gli altri, colore associato al sole, al campo dei fiori di senape sbocciati e del chicco di mais maturo. Con questo colore entriamo in risonanza con il nostro plesso solare e ci apriamo al rinnovamento, così come fa la Natura. Le donne durante questa festività vestono di giallo per omaggiare la dea Madre che in occasione della festività di primavera prende appunto il nome di Sri-Panchami o Vasant-Panchami. E' una festa importante per tutti, ma soprattutto per i bambini ai quali, proprio in questo giorno, vengono insegnate le prime parole o a scrivere.
Questa festa prelude a quella che sarà poi la festa di Holi, festa dei colori della primavera.
"Dea Saraswati,
bella come la luna del colore del gelsomino,
ghirlanda pura e bianca come gocce di fresca rugiada,
vestita di bianche vesti radiose,
tu che tra le tue splendide braccia tieni il veena,
che hai per trono un bianco loto,
circondata e rispettata da tutti gli Dei, proteggimi.
Rimuovi completamente da me la negligenza, la lentezza e l’ignoranza.
Yaa Kundendu tushaara haaradhavalaa, Yaa shubhravastraavritha
Yaa veenavara dandamanditakara, Yaa shwetha padmaasana
Yaa brahmaachyutha shankara prabhritibhir Devaisadaa Vanditha
Saa Maam Paatu Saraswatee Bhagavatee Nihshesha jaadyaapahaa"
lunedì 3 febbraio 2014
LE PROPRIETA' DEL RISO...
"I cereali in forma completa svolgono un'azione disintossicante e ripulente del nostro organismo, hanno spiccate proprietà antinfiammatorie ed aiutano a sciogliere gli accumuli di grassi e a dissolvere i ristagni di liquidi nel corpo."
Il riso, di provenienza orientale, tra cui il Basmati,costituisce la base dell'alimentazione in tutto l'Estremo Oriente e in tante altri parti del globo. Fa parte della famiglia delle graminacee.
Il riso integrale , alimento altamente equilibrato e completo, contiene i pricipali amminoacidi essenziali, è ricco di calcio, fosforo, ferro, vitamina B e proteine. Può essere cucinato in vari modi: in pentola pressione, al forno, nelle zuppe, in insalata o addirittura per farne alcuni tipi di pane.
In India è uno degli alimenti principali e la maggior parte della gente mangia riso almeno una volta al giorno.
Le varietà di riso in India sono molteplici. Il riso a grana lunga è quello di gran lunga più diffuso, come quello Basmati, perchè più soffice, ma a seconda di ciò che si vuole realizzare in cucina si possono scegliere risi a grano corto, come quello per creare dolci o a grano medio adatto al risotto con il Dhal (lenticchie rosse).
Il riso è un alimento rinfrescante, disintossicante e ha un effetto blandamente astringente (se brillato) oppure di stimolo all'evacuazione intestinale (se integrale, e perciò più ricco di fibre). Le caratteristiche delle sue proteine verdi (povere di tossine e prive di glutine) fanno sì che il riso possa essere consumato senza controindicazioni anche da chi soffre di intolleranza al glutine (celiachia) e di alcune malattie renali; per la sua azione blandamente ipotensiva e diuretica è consigliato anche nelle malattie cardiache, nell' ipertensione, negli edemi e nelle cirrosi epatiche.
Per la sua alta digeribilità, il riso non affatica lo stomaco ed è quindi l'alimento ideale per chi teme la sonnolenza dopo il pasto. Adatto pertanto a chi deve mettersi in viaggio o deve riprendere il lavoro subito dopo aver mangiato.
Il riso, di provenienza orientale, tra cui il Basmati,costituisce la base dell'alimentazione in tutto l'Estremo Oriente e in tante altri parti del globo. Fa parte della famiglia delle graminacee.
Il riso integrale , alimento altamente equilibrato e completo, contiene i pricipali amminoacidi essenziali, è ricco di calcio, fosforo, ferro, vitamina B e proteine. Può essere cucinato in vari modi: in pentola pressione, al forno, nelle zuppe, in insalata o addirittura per farne alcuni tipi di pane.
In India è uno degli alimenti principali e la maggior parte della gente mangia riso almeno una volta al giorno.
Le varietà di riso in India sono molteplici. Il riso a grana lunga è quello di gran lunga più diffuso, come quello Basmati, perchè più soffice, ma a seconda di ciò che si vuole realizzare in cucina si possono scegliere risi a grano corto, come quello per creare dolci o a grano medio adatto al risotto con il Dhal (lenticchie rosse).
Il riso è un alimento rinfrescante, disintossicante e ha un effetto blandamente astringente (se brillato) oppure di stimolo all'evacuazione intestinale (se integrale, e perciò più ricco di fibre). Le caratteristiche delle sue proteine verdi (povere di tossine e prive di glutine) fanno sì che il riso possa essere consumato senza controindicazioni anche da chi soffre di intolleranza al glutine (celiachia) e di alcune malattie renali; per la sua azione blandamente ipotensiva e diuretica è consigliato anche nelle malattie cardiache, nell' ipertensione, negli edemi e nelle cirrosi epatiche.
Per la sua alta digeribilità, il riso non affatica lo stomaco ed è quindi l'alimento ideale per chi teme la sonnolenza dopo il pasto. Adatto pertanto a chi deve mettersi in viaggio o deve riprendere il lavoro subito dopo aver mangiato.
domenica 2 febbraio 2014
LA VISIONE DELLA VITA SECONDO L'INDUISMO...
L'Induismo è la religione tradizionale dell'India, praticata da oltre 700 milioni di fedeli. Il termine italiano "induismo", connesso con il nome dell'India, deriva dalla parola persiana Hindu, utilizzato inizialmente nel senso di "fiume", successivamente per indicare il fiume noto come Indo, dove la prima civiltà indiana si sviluppò.
Già nel V secolo a.C. il termine indicava per estensione gli abitanti della terra dell'Indo, per l'Islam la parola veniva attribuita agli abitanti non musulmani di quelle terre; in questo senso l'italiano definisce "indù" i seguaci della religione più antica dell'India, presentati dalla tradizione come coloro che seguono la legge, "dharma", accettano la divisione della società in classi (varna, caste) e vivono le quattro fasi della vita umana, "asrama".
Le origini di questa antica religione si fondano attorno al 1500 a.C. e derivano dall'evoluzione di due fasi religiose dette "vedismo" e "brahmanesimo", dal nome degli appartenenti alla casta sacerdotale, i brahmani.
LA VISIONE DELLA VITA...
Sinteticamente si può definire l'induismo come una religione politeista supportata da una considerazione filosofica della realtà cosmica e dell'esistenza umana, oltre che da una precisa concezione della società e dei compiti dei singoli individui.
La determinatezza del sistema sociale costituisce l'elemento di continuità e di unità che l'individuo non possiede nella sua dimensione religiosa caratterizzata dalla molteplicità delle figure divine e dagli atteggiamenti devozionali. I fedeli infatti si distinguono per la loro devozione, in particolare al dio Shiva, piuttosto che ad altri come la dea della Terra o Vishnu, e dall'assenza di un indirizzo dottrinale uniforme paragonabile s un "credo" convenzionale.
Questa divisione eterogenea è posta comunque nella tradzione in conformità con i contenuti degli antichi testi sacri, i Veda, redatti nella forma più arcaica della lingua sanscrita in un periodo compreso tra il 1000 a.C. e il 900 a.C. e contenenti formulari liturgici, inni religiosi, formule magice ecc...
Dei Veda fanno parte anche i testi del Brahmana contenenti numerose esposizioni dei rituali e dei miti a essi sottesi e le Upanishad, testi di carattere filosofico, circa il significato dell'esistenza e la natura dell'universo, motivi ispiratori fondamentali della filosofia dell'induismo, fondata sulla concezione dell'universo come un grande uovo cosmico con cieli, mondi infernali, oceani e continenti disposti concentricamente intorno all'India; questo universo sconfinato è destinato a una esistenza eterna, ma ciclica, segnata da una degenerazione costante e inesorabile da una sorta di Età dell'Oro, fino all'epoca più triste e precaria al culmine della quale il cosmo viene divorato dalle fiamme come in un rito di purificazione capace di rigenerare l'Età dell'Oro e un nuovo ciclo.
Già nel V secolo a.C. il termine indicava per estensione gli abitanti della terra dell'Indo, per l'Islam la parola veniva attribuita agli abitanti non musulmani di quelle terre; in questo senso l'italiano definisce "indù" i seguaci della religione più antica dell'India, presentati dalla tradizione come coloro che seguono la legge, "dharma", accettano la divisione della società in classi (varna, caste) e vivono le quattro fasi della vita umana, "asrama".
Le origini di questa antica religione si fondano attorno al 1500 a.C. e derivano dall'evoluzione di due fasi religiose dette "vedismo" e "brahmanesimo", dal nome degli appartenenti alla casta sacerdotale, i brahmani.
LA VISIONE DELLA VITA...
Sinteticamente si può definire l'induismo come una religione politeista supportata da una considerazione filosofica della realtà cosmica e dell'esistenza umana, oltre che da una precisa concezione della società e dei compiti dei singoli individui.
La determinatezza del sistema sociale costituisce l'elemento di continuità e di unità che l'individuo non possiede nella sua dimensione religiosa caratterizzata dalla molteplicità delle figure divine e dagli atteggiamenti devozionali. I fedeli infatti si distinguono per la loro devozione, in particolare al dio Shiva, piuttosto che ad altri come la dea della Terra o Vishnu, e dall'assenza di un indirizzo dottrinale uniforme paragonabile s un "credo" convenzionale.
Questa divisione eterogenea è posta comunque nella tradzione in conformità con i contenuti degli antichi testi sacri, i Veda, redatti nella forma più arcaica della lingua sanscrita in un periodo compreso tra il 1000 a.C. e il 900 a.C. e contenenti formulari liturgici, inni religiosi, formule magice ecc...
Dei Veda fanno parte anche i testi del Brahmana contenenti numerose esposizioni dei rituali e dei miti a essi sottesi e le Upanishad, testi di carattere filosofico, circa il significato dell'esistenza e la natura dell'universo, motivi ispiratori fondamentali della filosofia dell'induismo, fondata sulla concezione dell'universo come un grande uovo cosmico con cieli, mondi infernali, oceani e continenti disposti concentricamente intorno all'India; questo universo sconfinato è destinato a una esistenza eterna, ma ciclica, segnata da una degenerazione costante e inesorabile da una sorta di Età dell'Oro, fino all'epoca più triste e precaria al culmine della quale il cosmo viene divorato dalle fiamme come in un rito di purificazione capace di rigenerare l'Età dell'Oro e un nuovo ciclo.
OLIO RILASSANTE PER TESTA E....CORPO!!
Qualche giorno fa mi sono trovata alle strette...aspettavo un ordine di oli ayurvedici, tra cui alcuni indicati per il massaggio alla testa. L'ordine era in ritardo e io mi sono ritrovata senza il materiale per fare, proprio in quel giorno, un massaggio alla testa ad una ragazza che sarebbe venuta.
Per fortuna in studio avevo tutto l'occorrente per creare un olio adatto...e comunque si sa, l'Ayurveda è anche la scienza dei rimedi casalinghi!!
Fortunatamente avevo anche abbastanza tempo per la preparazione e così mi sono armata di olio di girasole, olio di cocco, fiori di lavanda e legno di sandalo!
In una pentola abbastanza capiente ho versato circa 1/2 litro di olio di girasole e altrettanto olio di cocco, ho aggiunto circa 1,5 litro d'acqua, 3 tazze capienti di fiori di lavanda, mezza tazza di legno di sandalo.
Ho fatto bollire il tutto per qualche ora ed ho filtrato e imbottigliato il prodotto in delle apposite bottiglie di vetro scuro!
Ho ottenuto un olio davvero inebriante!!! Dal forte effetto rilassante e molto molto idratante!
Ma vediamo le proprietà di questo olio...
OLIO DI COCCO
Contiene numerosi acidi grassi tra cui l'acido Laurico, Miristico, Palmitico, Linoleico dal potente effetto idratante, emolliente e nutriente. A temperatura ambiente tende a solidificarsi, per cui è necessario scioglierlo a bagnomaria in acqua calda.
È ottimo anche per rendere luminosi e morbidi i capelli. Ha una forte azione rinfrescante, per questo è particolarmente adatto per Pitta Dosha.
E' un olio ricco di acido linoleico capace di ridurre gli alti tassi di colesterolo nel sangue, ma contiene anche vitamine B, D, E, e minerali come lo zinco e il magnesio. Contiene quantità di antiossidanti che sono benefici per la pelle e tutto l'organismo e ha potenti azioni antinfiammatorie e lenitive.
LAVANDA
Dai fiori di questa pianta si ottiene una essenza dal profumo intenso. In Ayurveda viene considerata come un antispasmodico e sedativo e viene utilizzato nella cura dell'insonnia ed in tutti gli stati di ansia. Viene utilizzato anche nella cura dei disturbi gastrointestinali e quelli legati alle vie respiratorie in quanto ha una forte azione espettorante, ma è utile anche nel caso delle malattie infettive in quanto antibatterico e antivirale.
LEGNO DI SANDALO
Per la sua descrizione vi rimando a questo link http://lapiccolaindia-ayurveda.blogspot.com/2014/01/olio-per-la-pulizia-nasale-anu-tailam.html
LO ZENZERO
Lo zenzero è la radice di una pianta erbacea perenne appartenente
alla famiglia delle Zinziberacee, originaria dell'Asia Orientale.
Il suo nome ZINGIBER deriverebbe dall'indiano ZINGIBIL.Secco, in polvere, in radice fresca, lo zenzero è considerato, in Ayurveda, il miglior rimedio per alleviare i disturbi legati ad Agni, ovvero il fuoco digestivo, ma non solo. Questa radice è benefica per tutti e tre i tipi costituzionali. Lo zenzero in polvere ha un sapore più forte e pungente rispetto a quello fresco, che è però ritenuto il miglior digestivo naturale esistente, ma è anche un eccellente antinfiammatorio pari ai comuni farmaci. A livello intestinale aiuta la formazione della flora batterica e inibisce l'azione dei batteri nocivi..
Con il suo sapore piccante è capace di aiutare l'organismo ad espellere le scorie ed eliminare gli squilibri energetici che ci rendono più soggetti alle malattie respiratorie e polmonari.
Scioglie il muco e riattiva la respirazione, rinforza il sistema immunitario.
Le proprietà dello zenzero sono numerose e contribuiscono al miglioramento generale della nostra salute. Lo zenzero infatti:
Lo zenzero trova ampio impiego anche in campo culinario e anche in questo caso il suo effetto curativo sul corpo è molto efficace.
RICETTE:
Tisana digestiva
La tisana che sto per mostrarvi è molto semplice e veloce da prepare ed è tipicamente indiana.
E' inoltre ottima come aperitivo o anche post pasto grazie al suo effetto digestivo.
E' ottima per chi soffre di gonfiori dopo i pasti.
Il suo nome ZINGIBER deriverebbe dall'indiano ZINGIBIL.Secco, in polvere, in radice fresca, lo zenzero è considerato, in Ayurveda, il miglior rimedio per alleviare i disturbi legati ad Agni, ovvero il fuoco digestivo, ma non solo. Questa radice è benefica per tutti e tre i tipi costituzionali. Lo zenzero in polvere ha un sapore più forte e pungente rispetto a quello fresco, che è però ritenuto il miglior digestivo naturale esistente, ma è anche un eccellente antinfiammatorio pari ai comuni farmaci. A livello intestinale aiuta la formazione della flora batterica e inibisce l'azione dei batteri nocivi..
Con il suo sapore piccante è capace di aiutare l'organismo ad espellere le scorie ed eliminare gli squilibri energetici che ci rendono più soggetti alle malattie respiratorie e polmonari.
Scioglie il muco e riattiva la respirazione, rinforza il sistema immunitario.
Le proprietà dello zenzero sono numerose e contribuiscono al miglioramento generale della nostra salute. Lo zenzero infatti:
- migliora la circolazione sanguigna ed è un anticoagulante, è gastroprotettivo e non è per niente tossico
- coadiuva la digestione di carboidrati e proteine, grazie al gingerolo che stimola le secrezioni gastriche e la peristalsi contrastando colite, stitichezza e diarrea
- è un antiossidante
- è un antitumorale
- è un antireumatico
- è un analgesico efficace, ad esempio, contro le emicranie.
- aiuta la memoria;
- è un antiemetico che contrasta la nausea in gravidanza ed è ottimo nelle chinetosi
- è efficace contro i dolori muscolari.
- è un antisettico per le vie respiratorie e aiuta a combattere i raffreddori di stagione.
- è un antinfiammatorio e un antibatterico;
- è ottimo contro i crampi sia mestruali che gastrointestinali.
- è un buon bruciagrassi (produce calore e fa bruciare calorie), se inserito in una dieta equilibrata.
Lo zenzero trova ampio impiego anche in campo culinario e anche in questo caso il suo effetto curativo sul corpo è molto efficace.
RICETTE:
Tisana digestiva
La tisana che sto per mostrarvi è molto semplice e veloce da prepare ed è tipicamente indiana.
E' inoltre ottima come aperitivo o anche post pasto grazie al suo effetto digestivo.
E' ottima per chi soffre di gonfiori dopo i pasti.
Una radice di zenzero
Un limone
Miele
Grattugiare due rondelle da una radice di zenzero e farle bollire direttamente in acqua per una decina di minuti. Lasciare qualche minuto in infusione.
Una volta versato il tutto in una tazza, aggiungere una spruzzata di limone, un cucchiaino di miele e mescolare.
Una tisana buona, benefica e dal gusto un pò particolare!!
sabato 1 febbraio 2014
NEERABHYANGA - il massaggio della linfa
"...arti inferiori e arti superiori. Massaggia prima il braccio, l'avambraccio e la mano, ancora muscoli, nervi, scarichi linfatici e riflessoterapia."
Il massaggio Neerabhyanga è il massaggio della linfa, del drenaggio, che ti fa sentire le gambe leggere e con una sensazione di benessere totale tra mente e corpo.
Il Neerabhyanga stimola il flusso linfatico convogliando verso i linfonodi gli eccessi di fluido e tossine, permettendone la fuoriscita dal corpo.
Questo massaggio ovvia ai problemi di sedentarietà, di ristagno dei liquidi, di accumulo di grasso e tossine nel corpo. Attraverso manualità lievi e ritmate dal basso verso l'alto, migliora l'aspetto della pelle, toglie la sensazione di pesantezza e indolenzimento dopo un'intensa attività fisica, migliora i tempi di recupero in caso di interventi chirurgici, migliora la circolazione a livello dei capillari, donando flessibilità ed elasticità.
Questo trattamento dona equilibrio e da esso traggono beneficio anche tutte le articolazioni, con un conseguente miglioramento della postura.
Ayurvedicamente parlando è un massaggio adatto a trattare gli eccessi di Kapha dosha.
Questo trattamento ha una durata di circa 75 minuti
Entro 45 minuti dal massaggio è bene fare una doccia calda
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L' ORO DEL LAGO
A una svolta, la parete verticale scompare. Il passo si fa esitante. Il mondo potrebbe finire lì. Il corpo si china impercettibilmente, l'occhio guarda e si stupisce che il sentiero all' improvviso si stenda verdeggiante. Un'erba tenera attende l'intrepido. Un pò più lontano, l'acqua straripante di un lago sciaborda ai piedi delle rade betulle che, con le foglie grigie e i tronchi bianchi, sembrano irreali nella nebbia leggera.
I viaggiatori sfiniti sia dalla marcia, sia dalla paura che li attanagliava mentre rasentavano l'infinito, depongono il loro bagaglio in riva alle acque limpide, si inginocchiano, si protendono verso l'acqua per bere e per bagnarsi il viso, il collo, le braccia. Alcuni si tolgono le scarpe e immergono i piedi doloranti nell'intensa frescura. Infine, afferrate le fiaschette, gettano via il liquido tiepido che puzza di cuoio per la lunga esposizione al sole e si riforniscono di acqua fredda e pura.
L'acqua è profonda ma così trasparente che solo il riflesso del cielo ne palesa l'esistenza sopra i ciottoli che brillano nel fondo. Uno dei viaggiatori immerge il braccio ed esclama, attirando l'attenzione di tutti.
Le domande fioccno, alcuni si spostano per capire. Là, nell'acqua, una collana d'oro e di pietre preziose attende di essere raccolta. Ricompensa per coloro che hanno osato sfidare le vertigini? Una bella dama l'avrà lasciata cadere nel passare! Il lago è trasparente ma gelido e profondo. L'aria molto fresca non incoraggia il bagno. La dama non ha potuto riprendere il suo bene. Era ricca, senza dubbio, e preferiva perdere il gioiello piuttosto che rischiare l'assideramento. E poi ciascuno sa che i laghi di montagna sono abitati dai rakshasa, quegli esseri per metà demoni che si offendono per ogni intrusione nel loro dominio.
Quel monile è forse una trappola tesa a coloro che varcano la soglia del loro regno. Se si ornano di quelle gemme, potrebbe essere pericoloso appropriarsene.
Il più giovane non è necessariamente il più ardimentoso, ma il più sconsiderato.
Si spoglia in men che non si dica e trotta verso la riva. La sua decisione provoca una schermaglia fra coloro che subiscono il fascino dell'oro e coloro che temono i rakshasa. Lui persiste, indifferente ai commenti e, stringendo i denti, lascia che l'acqua gli aferri le ginocchia, gli geli le cosce, gli umili la verga. Fa una profonda inspirazione e poi si tuffa.
Subito il gioiello si dissolve, scompare.
L'uomo riemerge, sputacchia, batte un pò i denti, inspira, si immerge di nuovo, tocca un'altra volta il fondo. Il suo pugno afferra solo sassi. Sulla riva ciascuno conferma che la collana è andata in frantumi, che si è sparsa nel lago prima di scomparire. I rakshasa se la sono di certo ripresa!
Il giovane risale rapidamente sulla riva, si friziona energicamente con la salvietta che gli tendono, si riveste in fretta e si soffia il naso con le dita. Accanto a lui, all'improvviso, fioccano le esclamazioni.
Il monile è ricomparso. Ciascuno, perplesso, lo guarda. I timorosi affermano che è protetto dai rakshasa. Quelli attratti dall'oro aggrottano le sopracciglia, cercano, calcolano, tentano di valutare la profondità del lago in quel punto. Uno di loro lo sonda. Cerca di pescare il gioiello con l'aiuto di un ramo secco. La collana si dissolve di nuovo, si sparpaglia. Il gesto brusco del pescatore deluso spezza il ramo secco. I più timorosi si allontanano e avvertono gli altri a gesti.
- I rakshasa vi tendono una trappola. Non vedete che si prendono gioco di voi? Rischiate la morte. Del resto, guardate come trema quel folle che ha osato tuffarsi a dispetto di ogni prudenza! E' già un bianco cadavere! -
La paura fa riflettere. I commenti riprendono veloci. Il gruppetto ronza come un alveare. Qualcuno se ne allontana e riflette appartato. Poi tutto il gruppo si riaccosta guardingo alla riva e contempla la collana. Infine l'alveare si scompone. Gli uni riprendono il loro bagaglio e raggiungono di corsa coloro che avevano già rinunciato, gli altri scrutano il paesaggio alla ricerca di un ramo più solido del primo. E' così che alzando gli occhi scorgono la collana, appesa a una fronda di betulla.
L'intrepido tuffatore si rianima e corre a scuotere l'albero ridendo. Lassù, la gazza disturbata spicca il volo mentre piovono ramoscelli, foglie e pezzi di corteccia.
Con un rumore sordo la collana finisce ai piedi degli uomini che si precipitano insieme a mani tese.
- E' mia! - grida l'uno
- Fatti in là! - ruggisce l'altro
- Attenzione! - si esclama qua e là
La gazza si tuffa e riparte in un lampo con il suo tesoro nel becco, fuggendo lontano dalle imprecazioni e dai lanci di sassi. Allora ciascuno insulta l'altro, le parole sono pesanti, i gesti bruschi. Uno sostiene che aveva già afferrato il monile, che bisognava lasciarglielo, un altro che è colpa loro, che...
Sull'altra riva del lago, la ragazza lascia cadere la collana su una roccia inclinata.
Che cosa poteva farsene? E' troppo pesante, immangiabile. Trascinato dal proprio peso, il monile scivola nell'acqua che richiude su di esso il suo silenzio senza un' increspatura, senza un mulinello.
SI AVVICINA LA PRIMAVERA...E' TEMPO DI PURIFICARSI !!! (il digiuno nella tradizione ayurvedica)
" Conserva la tua energia sia fisica che mentale fin dall’inizio;
non pensare al cibo mentre digiuni;
bevi acqua fredda fin che vuoi, con o senza bicarbonato di sodio o sale, ma ogni volta in piccoli quantitativi;
lavati ogni giorno con una spugna calda;
fa regolarmente un clistere durante il giorno: resterai sorpreso di scoprire quante impurità espelle il tuo corpo;
dormi all’aria aperta, se possibile;
fa un bagno di sole ogni mattina. Un bagno di sole e d’aria purifica almeno quanto uno d’acqua; per qualsiasi motivo digiuni, durante questo tempo prezioso pensa al tuo Creatore e al tuo rapporto con Lui e col resto della Creazione.
Farai scoperte che non avresti mai immaginato. "
Mahatma Ghandi
Il DIGIUNO non è qualcosa di speciale o estraneo all'essere umano, ma è un fenomeno alquanto naturale che appartiene a tutti ed esiste in Natura.
Anche nel corso di una intera giornata possiamo dire che ci dedichiamo a delle ore di digiuno. Pensiamo agli effetti che si avrebbero su corpo e mente se ci alimentassimo continuamente nel corso di una giornata!!In Ayurveda il cibo grossolano crea un tipo di tossine che blocca i canali anche quelli più piccoli e sottili e poi ci sono tossine che riguardano il modo di pensare, producendo quindi tossine di tipo energetico, e ci sono infine tossine che alterano le cellule e tutti i canali.
Finchè noi viviamo è normale avere una certa quantità di tossine nel corpo, in quanto attraverso la digestione, tutti i cibi e le sostanze che entrano nel nostro organismo, alla fine dei processi metabolici, lasciano degli scarti che possono accumularsi nei tessuti corporei.
E' ovvio quindi che diventa estremamente necessario mantenere l'organismo pulito per garantirsi un buon livello di salute, non solo attraverso una sana alimentazione, ma anche attraverso una vera e propria purificazione, come può essere quella del digiuno.
Digiunare non significa lasciare il corpo morire di fame. Ma piuttosto dobbiamo vedere il digiuno come un'opportunità per rigenerare corpo e mente. Molte persone infatti temono che digiunando possano andare incontro a svenimenti, capogiri, cali di pressione, mal di testa, ma non è così. Semplicemente si mette il corpo a riposo. Ciò che può scatenare invece questo genere di malesseri sono solo e semplicemente le nostre paure. Inoltre questo senso di disagio può essere sperimentato durante i primi digiuni in quanto il lavoro di pulizia può renderci affaticati e pesanti, poichè è proprio il sangue che funge da primo veicolo per l'eliminazione delle tossine.
Dopo i primi digiuni questa sensazione scompare per lasciare posto a leggerezza e vitalità. Il digiuno pulisce non solo il corpo, ma anche la nostra mente. Attraverso la comprensione dell'atto del nutrimento arriveremo a toccare le radici stesse della nostra esistenza materiale e non.
Il digiuno è una pratica millenaria e che si ritrova in tutte le culture tradizionali, inizialmente nato come atto magico-ritualistico-simbolico di integrazione con il cosmo, con le leggi della Natura, fino ad arrivare ai giorni nostri a sottolineare un aspetto più salutistico.
Il digiuno dà il giusto tempo al nostro organismo per eliminare i materiali di rifiuto metabolici agevolando la produzione di ormoni che stimolano il sistema immunitario favorendo la salute complessiva ed un miglior flusso e qualità della nostra energia vitale, tenendo conto dei cicli della Natura.
E' proprio per questo che il digiuno è estremamente indicato nei cambi di stagione, in particolare tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. La Natura si rinnova, si ricarica di energia per mostrare il suo apice durante l'estate e decadere poi durante la stagione fredda. Lo stesso vale per l'uomo...nel periodo della primavera ha bisogno di rinnovarsi, di trovare nuova energia e di spogliarsi di ciò che è vecchio.
La primavera inoltre rappresenta quella stagione in cui Kapha dosha diventa fragile. Infatti, dopo il lungo periodo di freddo ed inerzia della fase invernale, Kapha comincia a sciogliersi provocando la liquefazione della maggior parte delle sostanze di rifiuto del corpo che si sono accumulate nella stagione precedente.
Gli squilibri di Kapha si manifestano con tendenza alla letargia, raffreddori, tonsilliti, mal di gola, congestioni ecc...Lo scioglimento delle sostanze di rifiuto all'interno del corpo indebolisce il fuoco gastrico, ma anche il metabolismo. Attraverso il digiuno si favorisce la fuoriuscita di queste sostanze dal corpo, rafforzandolo.
L'Ayurveda consiglia sempre e comunque, prima di intraprendere un digiuno, di tenere in considerazione la propria costituzione individuale. La mancanza di comprensione dei requisiti costituzionali può avere infatti effetti nocivi, per questo si deve scegliere la formula di digiuno più adatta.
Ovviamente per la purificazione di primavera basta un digiuno breve che va da 3 ad un massimo di quattro giorni e che segue delle fasi ben determinate.
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