Per colui che vede il proprio Sè espanso nell'universo e l'universo nel proprio Sè, e che vede il superiore e l'inferiore; la pace fondata sulla conoscenza non viene mai a mancare.

- Charaka Samhita Sha. V. 20 -



domenica 2 febbraio 2014

LA VISIONE DELLA VITA SECONDO L'INDUISMO...

L'Induismo è la religione tradizionale dell'India, praticata da oltre 700 milioni di fedeli. Il termine italiano "induismo", connesso con il nome dell'India, deriva dalla parola persiana Hindu, utilizzato inizialmente nel senso di "fiume", successivamente per indicare il fiume noto come Indo, dove la prima civiltà indiana si sviluppò.
Già nel V secolo a.C. il termine indicava per estensione gli abitanti della terra dell'Indo, per l'Islam la parola veniva attribuita agli abitanti non musulmani di quelle terre; in questo senso l'italiano definisce "indù" i seguaci della religione più antica dell'India, presentati dalla tradizione come coloro che seguono la legge, "dharma", accettano la divisione della società in classi (varna, caste) e vivono le quattro fasi della vita umana, "asrama".
Le origini di questa antica religione si fondano attorno al 1500 a.C. e derivano dall'evoluzione di due fasi religiose dette "vedismo" e "brahmanesimo", dal nome degli appartenenti alla casta sacerdotale, i brahmani.

LA VISIONE DELLA VITA...

Sinteticamente si può definire l'induismo come una religione politeista supportata da una considerazione filosofica della realtà cosmica e dell'esistenza umana, oltre che da una precisa concezione della società e dei compiti dei singoli individui.
La determinatezza del sistema sociale costituisce l'elemento di continuità e di unità che l'individuo non possiede nella sua dimensione religiosa caratterizzata dalla molteplicità delle figure divine e dagli atteggiamenti devozionali. I fedeli infatti si distinguono per la loro devozione, in particolare al dio Shiva, piuttosto che ad altri come la dea della Terra o Vishnu, e dall'assenza di un indirizzo dottrinale uniforme paragonabile s un "credo" convenzionale.
Questa divisione eterogenea è posta comunque nella tradzione in conformità con i contenuti degli antichi testi sacri, i Veda, redatti nella forma più arcaica della lingua sanscrita in un periodo compreso tra il 1000 a.C. e il 900 a.C. e contenenti formulari liturgici, inni religiosi, formule magice ecc...
Dei Veda fanno parte anche i testi del Brahmana contenenti numerose esposizioni dei rituali e dei miti a essi sottesi e le Upanishad, testi di carattere filosofico, circa il significato dell'esistenza e la natura dell'universo, motivi ispiratori fondamentali della filosofia dell'induismo, fondata sulla concezione dell'universo come un grande uovo cosmico con cieli, mondi infernali, oceani e continenti disposti concentricamente intorno all'India; questo universo sconfinato è destinato a una esistenza eterna, ma ciclica, segnata da una degenerazione costante e inesorabile da una sorta di Età dell'Oro, fino all'epoca più triste e precaria al culmine della quale il cosmo viene divorato dalle fiamme come in un rito di purificazione capace di rigenerare l'Età dell'Oro e un nuovo ciclo.

Allo stesso modo l'essitenza umana è coinvolta nel ciclo inarrestabile delle morti e delle rinascite, reso possibile dalla trasmigrazione delle anima, che alla morte dell'individuo si reincarnano nel corpo di un altro essere vivente, in un processo eterno conosciuto come "samsara".Ogni uomo è destinato a reincarnarsi in un essere di qualità superiore o inferiore secondo i meriti accumulati nell'esistenza attraverso l'insieme delle sue azioni, il "karma", realtà tendenzialmente negativa, ma indirizzabile verso un fine positivo per mezzo di pratiche di devozione e di espiazione volte ad ottenere la "liberazione".
La tradizione indiana sintetizza i contenuti essenziali di una visione sostanzialmente pessimistica circa il valore della realtà cosmica e materiale che deve essere assolutamente esorcizzata attraverso un cammino di liberazione e di rinuncia al mondo. Ciò giustifica l'imposizione a ogni fedele di assumere un ruolo preciso nella società, per portare a compimento la missione assegnatagli dal destino al momento della nascita, quella di procreare e procurare benessere materiale a sè e ai suoi simili, con la speranza di ottenere il premio delle proprie azioni nell'esistenza futura con la trasmigrazione della propria anima nel corpo di un essere di un livello sociale superiore o in quello di un asceta.
Questo atteggiamento fornisce la giustificazione filosofica della dottrina nota come la divisione della società in caste, alle quali si appartiene per nascita senza alcuna possibilità di sfuggire alle rigide norme di una scala gerarchica.
I Brahmani, ovvero i sacerdoti, i Ksatriya, i soldati, e i Vaisya, i lavoratori qualificati, godono di un ruolo di assoluta preminenza all'interno della scala gerarchica e riservano una condizione di totale sottomissione a chi appartiene alle caste inferiori, da quelle considerate servili, Sudra, fino a quelle disprezzate, perchè considerate impure come quelle degli " intoccabili", ovvero i Paria che sono considerati fuori legge in quanto nati dall'unione illecita fra una donna di casta brahmanica e un uomo di casta servile o perchè svolgono lavori degradanti come la pulizia delle latrine.
Il matrimonio fra coniugi appartenenti alla stessa classe costituisce una delle regole fondamentali dell'organizzazione castale, le cui origini risalgono all'epoca dell'insediamento dell'India delle tribù indoeuropee, portatrici di una "ideologia tripartita" con le figure preminenti, per altro, del sacerdote, del guerriero e dell'agricoltore.
Nonostante il sistema delle caste sia stato formalmente abolito, continua a rappresentare per la tradizione indù l'ambito privilegiato per la realizzazione dell'ordine sociale, riflesso dell'ordine cosmico, "dharma" , che ogni fedele contribuisce a determinare conformandosi ai doveri previsti dal dharma del singolo individuo, impegnandosi a realizzare con successo il fine assegnato alla sua esistenza, fra cui anche il soddisfacimento amoroso, "kama".
Ciò che spinge i fedeli a codificare tutti gli aspetti della vita sociale è l'aspirazione a coglierel'identità fra l'anima individuale del singolo individuo e il "brahman", la grande anima dell'universo che eccede qualsiasi forma materiale e consiste in conoscenza e beatitudine ; come essere eterno, infinito e cosciente è considerato il soggetto del pensiero, piuttosto che il suo oggetto e come assoluto di tutte le cose conosciute non può essere definito o circoscritto da alcunchè, neppure dalla totalità delle cose.
elemento fondamentale dell'induismo è il principio della non-violenza, concepita come assenza del desiderio della violenza da parte del fedele pur disposto ad utilizzarla qualora il proprio ruolo nella società e le condizioni contingenti lo richiedano. Il fedele è a questo modo portato a dovere a rispettare le regole del vivere sociale assumendo un atteggiamento di totale distacco da questa dimensione e dai frutti delle proprie azioni, poichè queste ultime non sono da considerarsi come la meta principale della propria esistenza.
L'insieme degli obblighi sociali e dei riti, costituiscono il contributo del singolo fedele alla necessità del karma, superabile attraverso la conoscenza della dimensione trascendente del brahman universale, per mezzo della tecnica della meditaizione e dello yoga.

Michea Martelli anno 2004/2005

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